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Il Rwanda a venti anni dal genocidio. Don't forget it

Il Rwanda a venti anni dal genocidio. Don't forget it
Giovanni Paolo II fu il primo capo di Stato ad usare la parola "genocidio" in maniera pubblica. Un genocidio che si consumò sotto gli occhi "indifferenti" del mondo. Le stesse Nazioni Unite non si resero subito conto di quello che stava accadendo esattamente in quei tre mesi d'inferno in Rwanda.

A venti anni dal conflitto tra Hutu e Tutsi che provocò oltre un milione di morti, un settimo della popolazione ruandese di allora, il paese africano fa ancora i conti con la sua storia.

Era il 6 aprile del 1994, quando l'aereo dell'allora presidente in carica del Rwanda, Juvenal Habyarimana fu abbattuto a Kigali da estremisti del suo stesso partito. Troppe e inaccettabili le concessioni fatte agli odiati tutsi del Rwandese Patriotic Front (RPF) nei colloqui del mese di agosto 1993 in Tanzania, ovvero gli accordi di Arusha siglati il 4 agosto 1993 e che avrebbero dovuto sancire la fine di 4 anni di guerra civile (Guerra Civile Ruandese1990-1993).

La morte del presidente ruandese fu invece il pretesto per scatenare gli "squadroni della morte" di etnia hutu, spronati ad accelerare i massacri dalla stessa radio nazionale e dalle truppe regolari ruandesi. In soli 100 giorni, almeno un milione di persone furono massacrate e il macete fu l'arma prevalente per uccidere. Più di 250.000 donne e ragazze furono stuprate, moltissime di loro uccise subito dopo.

Quegli scontri etnici tra hutu e tutsi sono passati alla storia come uno dei più terribili esempi di genocidio che l'uomo ricordi. Quegli eventi non furono però solo la morte di tantissime persone e molte altre ferite, ma furono anche quello di un paese raso al suolo. Vedere come è oggi il Rwanda, significa vedere un miracolo. Si scopre infatti un paese in linea con tutti gli altri paesi in via di sviluppo.

Il Rwanda a venti anni dal genocidio. Don't forget it
Don't forget it
Oggi a venti anni di distanza, il nuovo Rwanda del presidente Paul Kagame, tra i fondatori del RPF, è nel mezzo di una fase di forte crescita economica. Gran parte della popolazione ruandese, però, si trova ancora a fare i conti con le conseguenze di quel conflitto. Secondo l'Unicef, più della metà dei bambini ruandesi sotto i cinque anni soffre di malnutrizione cronica e negli ultimi dieci anni è cresciuta del 50% la mortalità infantile dovuta all'AIDS, nonostante i significativi progressi compiuti nel prevenire la trasmissione del virus da madre a bambino (MCTC).

Il perdono è stato l'elemento portante della rinascita del Rwanda. Nei tribunali tradizionali, i così detti gachacha, che in lingua originale vuole dire sostanzialmente prato, un posto dove i ruandesi a milioni sono andati a fare i processi a livello popolare. Alla vittima veniva chiesto di perdonare i responsabili delle violenze e ciò è stato molto difficile per i sopravvissuti.

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