Allarme della Nazioni Unite, lo Zimbabwe è allo stremo
Siccità, cicloni, recessione e tensioni politiche. Ora un rapporto dell’ONU avverte: il paese nell'Africa Orientale può resistere al massimo fino a marzo.
Circa un terzo degli abitanti dello Zimbabwe, 5 milioni di persone, ha bisogno di aiuti alimentari a causa di una devastante siccità e dalla crisi economica. È l'allarme lanciato dal WFP, il Programma alimentare mondiale, che ha aperto una raccolta fondi per 295 milioni di euro. Dichiarata la siccità disastro nazionale.
Più di cinque milioni di persone nello Zimbabwe, pari a circa un terzo della popolazione, hanno bisogno di aiuti alimentari e molti sono già allo stremo, afferma l'ONU nel suo rapporto.
Il World Food Program (WFP) calcola che servirebbero almeno 330 milioni di dollari subito e il suo rappresentate David Beasley dichiara alla BBC che la situazione può solo peggiorare perché la siccità di quest’anno è stata particolarmente impietosa e il raccolto di mais è già del tutto compromesso. Si stima che entro marzo metà del Paese sarà letteralmente alla fame.
La siccità ha provocato effetti gravi anche all'impianto idroelettrico di Kariba, fonte primaria di energia per la povera nazione africana, innescando interruzioni di corrente in tutto il Paese.
I problemi dello Zimbabwe erano stati evidenziati quando il ciclone Idai aveva attraversato la regione all'inizio di quest'anno. L'enorme tempesta, che aveva colpito anche parti del Malawi e del Mozambico, ha lasciato decine di migliaia zimbawesi senza tetto.
La scorsa settimana il ministro delle finanze Mthuli Ncube ha dichiarato che il governo ha fornito grano a 757.000 case dall'inizio dell’anno e il Presidente Emmerson Mnangagwa, succeduto nel novembre 2017 alla lunga era di Robert Mugabe, ha dichiarato la siccità un disastro nazionale. Le Nazioni Unite stanno facendo appello per finanziamenti e sostegno alla regione ma la stima dei fondi necessari è in continua crescita.
Non solo catastrofi naturali
Ricordiamo che le disgrazie dello Zimbabwe non sono imputabili esclusivamente a cause naturali, il lungo periodo del Governo Mugabe aveva lasciato il Paese già in condizioni molto critiche. Dagli anni novanta a oggi, il suo regime era entrato in conflitto con la minoranza bianca e gli oppositori del MDC (Movement for the Democratic Change). Buona parte dei bianchi hanno quindi deciso di emigrare, privando così il Paese del loro peso economico e impoverendone la struttura. Ne sono conseguite penuria di generi alimentari e spaventosa inflazione.
Dal 2015 lo Zimbawe ha addirittura ritirato dalla circolazione la propria moneta, il Dollaro Zimbawese, ormai svalutato. Ora le monete correnti sono di fatto il Dollaro USA e il Rand sudafricano. L’ultimo cambio teorico era fissato a 250 mila miliardi di dollari zimbawesi per un dollaro americano. Oggi un cambio ufficiale neppure esiste più.
Il tentativo del governo, ad inizio anno, di emettere una nuova moneta propria (il dollaro RTGS, Real time gross transfer dollars) e di vietare la circolazione di monete straniere per tenere sotto controllo i prezzi e l'economia di mercato è già miseramente fallito.