Nigeria, il destino delle donne rapite da Boko Haram e poi liberate
Il
destino delle donne che vissero con Boko Haram. Dal
2015, decine di migliaia di donne prima rapite da Boko Haram e poi
fuggite o salvate dall'esercito nigeriano e ora incontrano
difficoltà di reinserimento sociale. Il report di International
Crisis Group
Nel
2015, l'esercito nigeriano, con il sostegno dei Paesi vicini (Camerun,
Ciad e Niger), aveva iniziato una contro offensiva meglio
coordinata, tanto che riuscì a riconquistare buona parte del
territorio controllato dai jihadisti. Nel 2016,
Boko Haram si divise in due fazioni e riprese slancio, soprattutto
nell'ultimo anno, come si legge in un lungo e dettagliato rapporto di
International Crisis Group.
Una
fazione ora si chiama Stato Islamico e agisce nella Provincia
dell'Africa Occidentale (ISWAP). Ha vinto una serie
di battaglie contro l'esercito nigeriano e sta costruendo una sorta di "proto-stato"
sulle rive e le isole del lago Ciad, colmando le lacune nella fornitura
di servizi da parte dei pubblici poteri, allo scopo di coltivare il
sostegno della popolazione civile.
Il
flusso migratorio di ritorno
La
seconda fazione, gestita dall'ex leader di Boko Haram,
Abubakar Shekau, che ha basi soprattutto nella foresta di
Sambisa e lungo il confine tra Nigeria e Camerun. Ha segnato
alcuni recenti successi militari, anche se un buon numero di
città e villaggi continuano ad essere alternativamente
controllati dall'esercito nigeriano e dai gruppi armati dei jihadisti.
Questo
ha fatto maturare la convinzione, tra osservatori e operatori
umanitari, che sembra al momento improbabile la fine del conflitto.
Nonostante i suoi risultati non uniformi, la campagna militare del
governo ha prodotto un flusso di rimpatriati da Boko Haram, per lo
più donne e ragazze, dalle città d'origine e dai
campi per sfollati interni.
Il
difficile ritorno delle donne e gli infanticidi
All'inizio
queste donne hanno trovato il ritorno molto difficile. Sono
state temute come potenziali terroriste, da quando Boko Haram aveva
utilizzato donne come kamikaze.
Per
questa ragione molte di loro hanno dovuto affrontare uno stigma
intenso, soprattutto quelle di loro che avevano messo al mondo dei
bambini o delle bambine nate in seguito a stupri subiti dai "tagliagole"
di Boko Haram. Nel 2015 lo stigma era così forte e
diffuso che i gruppi di aiuto e le ONG locali hanno assistito a casi di
infanticidio. Le madri sentivano che i loro bambini non
avevano alcuna possibilità di accettazione sociale.
Abusi
continuati
La
maggior parte delle donne intervistate da Crisis
Group ha riferito che gli uomini armati controllano l'accesso
ai pass per lasciare i campi profughi, così come l'accesso a
una varietà di programmi di assistenza e confermano
abusi per mano delle forze di sicurezza, insulti,
minacce, furti e varie forme di violenza
sessuale.
Diversi hanno notato che l'esercito nigeriano è ora meno rigido (o semplicemente più debole) del CJTF, la Task Force creata dalla coalizione internazionale a guida USA contro il cosiddetto stato islamico dell'Iraq, istituita dal comando centrale degli Stati Uniti per coordinare gli sforzi militari contro Da'esh, composta da militari statunitensi e personale proveniente da oltre 30 paesi.
Diversi hanno notato che l'esercito nigeriano è ora meno rigido (o semplicemente più debole) del CJTF, la Task Force creata dalla coalizione internazionale a guida USA contro il cosiddetto stato islamico dell'Iraq, istituita dal comando centrale degli Stati Uniti per coordinare gli sforzi militari contro Da'esh, composta da militari statunitensi e personale proveniente da oltre 30 paesi.
Lo
stigma in fase di esaurimento
C'è
un ampio consenso tra i funzionari umanitari internazionali e le ONG
locali che lo stigma attribuito alle donne rimpatriate è
diminuito, così come è diminuita la pura
imprevedibilità del numero di donne che ritornano e il
passare del tempo.
Tuttavia la situazione degli sfollati nel nord-est della Nigeria, in particolare nel Borno State, continua ad essere grave, dal punto di vista della carenza di cibo, cure mediche e opportunità economiche. Gli attacchi ai campi stessi rimangono una minaccia.
Tuttavia la situazione degli sfollati nel nord-est della Nigeria, in particolare nel Borno State, continua ad essere grave, dal punto di vista della carenza di cibo, cure mediche e opportunità economiche. Gli attacchi ai campi stessi rimangono una minaccia.
Ma,
mentre nel 2015 le donne cominciano a tornare erano ampiamente
considerate con sospetto, per le loro esperienze precedenti sotto il
controllo jihadista avvolto nel mistero, oggi dopo 4 anni, migliaia di
donne sono tornate e poche persone le vedono come minacce immediate.
Insomma, l'accettazione
è migliorata, le persone si stanno
abituando a loro.
La
logica patriarcale
Ma
ci sono anche altri motivi per cui oggi meno persone considerano le
ex-donne rapite da Boko Haram come un pericolo. Il principale
è rappresentato dalla logica patriarcale della
società nel nord-est nigeriano, dove sono in pochi a
ritenere che le donne rimpatriate siano pienamente responsabili delle
azioni di Boko Haram.
La
cultura dominante del Borno rurale non trasforma mai queste donne in
autorità perché "loro",
in fondo, sono "solo
donne". La clemenza si deve anche al fatto che
poche donne sono state coinvolte in combattimenti o altri atti di
violenza.
Le
forme di riscatto femminile
La
vita nel nord-est della Nigeria è una lotta cronica per le
donne, sia sotto il governo federale, che spesso non riesce a
fornire servizi di base ai suoi cittadini, (alle donne in
particolare) o sotto il controllo jihadista di Boko Haram,
che sfrutta le donne per raggiungere i propri obiettivi. Eppure se le
donne sono ferite dalla negligenza dello Stato e dalle tattiche
insurrezionali, ma non sono solo oggetti passivi.
Molte
di loro hanno contestato il sentimento popolare di donne
semplicemente vittime dei gruppi jihadisti e la tradizione che ignora
la lunga storia delle aspirazioni femminili.
Una maggiore partecipazione delle donne alla vita sociale e partecipativa, e una maggiore responsabilizzazione delle donne nella gestione pubblica oggi potrebbe anche aiutare a risolvere il conflitto con Boko Haram, terroristi islamici che della donna non hanno la minima considerazione.
Una maggiore partecipazione delle donne alla vita sociale e partecipativa, e una maggiore responsabilizzazione delle donne nella gestione pubblica oggi potrebbe anche aiutare a risolvere il conflitto con Boko Haram, terroristi islamici che della donna non hanno la minima considerazione.
Video. Il destino delle donne che vissero con Boko Haram