Mappa della Mafia Nigeriana in Italia. Seconda Parte
L'Italia in mano alla mafia nigeriana
Inchiesta sulla nuova criminalità, violenta e pericolosa, che sfrutta i migranti arrivati sui barconi.
Il
«culto», o, per
capirci,la cosca emergente sono i Black Cats:
i Gatti neri. Hanno tatuato il felino su una spalla e le profonde
cicatrici sull'addome sono il risultato del rituale di affiliazione.
Sono l’evoluzione della mafia nigeriana, una delle «più
pericolose, aggressive e pervasive tra le mafie transnazionali»
I Gatti Neri
I
Gatti neri, che vestono di giallo e di verde,
sulla dorsale adriatica hanno in mano lo spaccio di droga, la
prostituzione soprattutto minorile e la tratta delle bianche: italiane
tossicodipendenti adescate con le dosi e poi segregate negli
appartamenti. Ne affittano a centinaia, ora li comprano anche,
soprattutto nelle zone terremotate, investono in attività
commerciali e prestano a usura.
I
Black Cats sono una derivazione «colta»
dei Black Axe, la più aggressiva tra le mafie nere
e hanno la loro cattedrale in Campania sulla costa domiziana a
Castelvolturno: 20 mila italiani e 25 mila clandestini africani in
un labirinto dove c’è una sola legge, la violenza.
Il "Gran Ibaka"
I
Black Cats hanno la loro centrale operativa a Padova e
lì, a Cadoneghe, il 22 novembre scorso la Squadra mobile ha
arrestato il capo dei capi, Fred Iyamu. Lo
chiamano «Gran Ibaka».
Ci sono arrivati con un’inchiesta partita a Cagliari dove
hanno arrestato altri 15 nigeriani. La sua storia
è comune a molti mafiosi neri. È
arrivato nel 2006 col barcone. Si è sposato a Cadoneghe con
una ragazza pugliese, ha ottenuto il permesso di soggiorno e ha
sostituito al vertice della mafia il capo dei capi in Italia Osahenagharu
Uwagboe, detto Sixco,
arrestato nel 2016 a Zivio vicino a Verona.
E,
ancora, nella città del Santo nel corso
dell’operazione che ha acceso la polemica tra
l’allora procuratore di Torino Antonio Spataro e Matteo
Salvini, accusato dal magistrato di aver favorito i nigeriani
annunciando prematuramente l’arresto di 15 pericolosissimi
componenti dei Black Axe il 5 dicembre del 2018, sono state messe le
manette a Edoseghe Terry, un don (cioè
un capo), a Ezuma Christian Onya e a una
mamam, che gestisce le prostitute, Franca Udeh.
Le prime condanne di nigeriani per il 416bis, associazione di tipo mafioso
Da
Padova la mafia nera ha cominciato una nuova espansione. "Una
mafia più violenta di quella palermitana", a
definirla così è il procuratore aggiunto di
Palermo Leonardo Agueci. Dopo un’operazione condotta a
Ballarò, il quartiere di Palermo concesso ai neri da Cosa
nostra, che ha portato alle prime condanne per 416 bis di
nigeriani.
Sfruttamento della prostituzione. Non solo le ragazzine nigeriane, ma anche tossicodipendenti italiane
È
il contesto orribile che sta emergendo da alcune indagini. La
mafia nera avrebbe in mano vaste aree di spaccio, e in questo quadro
verrebbero avviate alla prostituzione ragazzine italiane
tossicodipendenti. Il meccanismo è molto
semplice, droga in cambio di sesso con clienti disposti a pagare
centinaia di euro per rapporti sessuali con adolescenti.
Un
quadro che emerge anche nelle carte del processo, appena
concluso, per l’uccisione di Pamela Mastropietro,
la ragazza romana ammazzata il 30 gennaio del 2018 a Macerata. Ci sono
le rivelazioni di un pentito che indica in Innocent Oseghale,
il 30enne nigeriano arrivato anche lui come profugo, e condannato in
primo grado all'ergastolo per l’omicidio e dello scempio del
cadavere della ragazza, l’uomo di collegamento tra
Castelvolturno e Padova. Oseghale sarebbe stato incaricato oltre che di
reclutare tra nigeriani e ghanesi nuovi affiliati, anche di
organizzare lo spaccio e la tratta delle bianche. Pamela
Mastropietro sarebbe stata uccisa perché si è
rifiutata di prostituirsi. I verbali del pentito sono
puntualissimi, ed è un dato di fatto che Oseghale ha
sull’addome i segni dell’iniziazione.
Il primo pentito dall’interno di Black Axe
Esiste
però il «Buscetta dei neri».
È il primo pentito dall'interno di Black Axe. Austine
Johnbull al sostituto procuratore di Palermo Gaspare Spedale
ha dettato, a partire dalla primavera del 2016,
migliaia di pagine raccontando tutto, dai riti di iniziazione a come e
perché la mafia nigeriana composta da Black
Axe, Black Cats,
Vikings e Supreme
Eye, che
tra loro osservano una tregua armata, ha scelto
l’Italia come trampolino per la diffusione in Europa, facendo
di Castelvolturno la base di arrivo ed espansione.
Ha raccontato come soprattutto i Black Axe abbiano stretto solidi legami con Cosa nostra e ha rivelato che quelle che appaiono come risse tra immigrati sono invece regolamenti di conti mafiosi.
A
partire dalla rivolta del 2010 nel ghetto di Rosarno, dove
a organizzare il caporalato sono i mafiosi nigeriani che schiavizzano
gli altri clandestini. Johnbull ha
confermato che il capo dei capi in Italia era Sixco
che a Verona nel 2013 organizzò la festa dei «culti».
Era
il segnale partito da Benin City, in
Nigeria, dominio dei Black Axe, che si tornava all'azione.
Nel 2009 i capi africani dopo le mattanze tra nigeriani del 2006 e 2007
tra Padova e Torino (il codice di Supreme Eye prevede di
uccidere 15 membri della banda rivale per ogni proprio affiliato
ammazzato) ordinarono di mettere in sonno
l’organizzazione. Poi cominciò la
trattativa con Cosa nostra e con le altre mafie italiche che
vendono la droga ai nigeriani e hanno appaltato a loro lo spaccio e la
prostituzione.
Le cosche nere comandano in almeno sette regioni
La
Dia, nella relazione antimafia del primo semestre
del 2018, conferma che le cosche nere comandano in
almeno sette regioni, Lazio,
Campania, Calabria,
Piemonte, Puglia,
Sicilia e Veneto,
dove trattano da pari a pari con la malavita italiana e ci sono nove città che sono i
loro capisaldi: Torino, Verona,
Bologna, Macerata, Roma,
Napoli, Palermo, Bari,
Caserta. Ma i pentiti e le tante operazioni di
polizia (gli arresti hanno superato i 300 nel solo 2018)
rivelano che anche Padova e Ferrara
sono entrate a far parte di questo elenco e che in Sardegna, a Cagliari
in particolare, c’è un forte radicamento dei Supreme
Eye, mentre in Lombardia cominciano a farsi vedere
i colletti bianchi della mafia nera nel bresciano, nell'hinterland
milanese e nella bergamasca.
A
Capriate San Gervasio,
dove
si stanno facendo strada i Vikings,
è stato arrestato un mese fa Anthony
Leonard Iezedomni,
ritenuto una sorta di «capo
mandamento».
È la mappa del crimine d’importazione che ha un
volume d’affari impressionante: un pusher viene stipendiato 2
mila euro al mese, una prostituta deve rendere almeno 500 euro al
giorno, un «baseball
cap» (raccoglitori
di elemosine)
incassa non meno di 200 euro al giorno. I soldi vengono versati al don
che è il boss locale, il quale a sua volta li versa
all’head
zone,
il «capo
zona»,
che lo compensa con 10 mila euro mensili.
Traffico di organi
Stando
alle ultime indagini la mafia nera avrebbe messo in piedi un altro
orribile mercato: il traffico di organi.
La «clinica»
degli espianti è a Castel Volturno: è
lì che deportano i minori non accompagnati? Ne sono scomparsi 15
mila di quelli arrivati con i barconi. A Castel Volturno un
rene varrebbe 60 mila euro, le
cornee10 mila, il midollo15
mila. Il cuore, volendo, si
paga 250 mila euro e non è la finzione
shakespeariana di Shylock.
Su
questi orrori a Lago Patria, una frazione di Giugliano, sta
indagando l’Fbi statunitense insieme al Servizio
centrale operativo, alla Polizia postale e ai carabinieri. Pare certo
che il traffico di organi sia gestito sul darknet (il terzo
livello, quello oscuro, di internet) da un cartello tra
camorra e mafia nera. Per questo a Castel Volturno sta arrivando
l’esercito: 200 uomini. È un territorio totalmente
in mano alla mafia nera, che ha sfrattato i Casalesi, recluta nei
centri di accoglienza «cavie» e prostitute,
e che deve essere riconquistato allo Stato.
La tratta delle nigeriane
Le
ragazze le comprano in Nigeria poi via Libia arrivano in Italia.
Le mamam le radunano a Castel Volturno, le ricattano con riti woodoo o
juju e le smistano a tutti i centri dell’organizzazione.
Attraverso le prostitute sfruttate che hanno l’obbligo di
riferire al don, l'organizzazione controlla il territorio ed espande lo
spaccio. Se qualche ragazza si rifiuta, fa la fine di Pamela. Fare a
pezzi i cadaveri è il rituale di vendetta previsto dallo
juju.
In
tutta Italia, secondo fonti di intelligence,
ci sarebbero almeno 50 mila nigeriane sfruttate, di cui la
metà minorenni, per un giro d'affari di non meno di 38
milioni di euro al mese. Le associazioni di volontariato
stimano invece 27-30 mila le nigeriane sfruttate attualmente. In ogni
caso sempre numeri da capogiro.
La
riprova che i centri di accoglienza dei migranti
sono i luoghi di reclutamento si è avuta
con l’ultima retata al Cara di Mineo, il più
grande d’Europa, smantellato nei mesi scorsi. Ospitava nella
piana di Catania 4 mila immigrati. Lì, il 27 gennaio scorso
sono stati arrestati 19 nigeriani affiliati ai Vikings: avevano
organizzato sia il mercato della droga che quello della prostituzione.
Dal
2014 a oggi sono state circa 40 mila le domande di asilo presentate da
ragazze nigeriane, un quinto erano minorenni. In Italia i nigeriani
sarebbero poco meno di 110 mila e in carcere, dove un detenuto su tre
è straniero (dati 2017), ne sono reclusi
1.125. Nel 2017 hanno compiuto 12.387 reati: uno su cinque di quelli
commessi da stranieri. Dentro c’è di tutto:
importazione dell’eroina gialla con gli ovulatori (i
corrieri che ingoiano gli ovuli, sono soprattutto donne pagate 3 mila
euro a viaggio), spaccio di coca, hashish e marijuana,
sfruttamento degli accattoni, prostituzione, traffico di clandestini e,
ora, anche la vendita di organi.
I Black Axe nel marchigiano
È
un’escalation impressionate e pochissimi parlano.
Perché? La risposta forse sta ancora nelle carte del
processo Mastropietro. Dalla Questura di Fermo l’11 luglio
2016 arrivò una segnalazione che non ebbe seguito. Un
neo-fascista italiano, in una lite, aveva ucciso Emmanuel
Chidi Nhamidi e il 10 luglio si tennero i funerali.
C’erano la presidente della Camera Laura Boldrini, il
ministro Elena Boschi, l’ex ministro Cécyle
Kyenge, l’eurodeputato Pd David Sassoli tutti a esecrare il
vile attentato razzista. Dietro il governo italiano sedevano in Duomo
dei nigeriani vestiti di rosso e di nero.
Quell’informativa
afferma: «Sono Black Axe con le loro
insegne per rendere omaggio al morto che era forse affiliato alla mafia
nigeriana».
Ora
però cominciano a parlare le sentenze.
L’11 gennaio di un anno fa il Gup di Torino, la
città con più nigeriani, un feudo della mafia
nera, ha condannato per associazione mafiosa 21 affiliati ai «culti»
Eiye e Maphite.
Nelle motivazioni il giudice Stefano Sala scrive: «Tra
gli immigrati appena sbarcati vengono reclutati i corrieri della droga
.. I moduli operativi delle associazioni criminali nigeriane sono stati
trasferiti in Italia in coincidenza con i flussi migratori massivi cui
assistiamo in questi anni»
Questo articolo fa parte di una serie organica di nove articoli sulla Mafia Nigeriana in Italia
Tratta
e sfruttamento della prostituzione, zone di influenza in Italia,
inchieste, rapporti e accordi con le mafie locali, soprattutto con Cosa Nostra e Camorra, fake-news
sui nigeriani, i Culti e la storia, la zona grigia