Matteo Salvini, il ministro dell'odio e della discriminazione. La sua Europa non esiste
Non
a caso scrivo questi pensieri nel "Giorno della Memoria",
del ricordo dei campi di concentramento, dell'orrore nazista, delle
leggi razziali, dell'olocausto.
Ogni
giorno video intrisi di cinismo e propaganda, tutti i giorni almeno una
decina di tweet e messaggi deliranti su facebook per propagandare ai
suoi fans la sua durezza, la sua ipocrisia, la sua mancanza di etica e
compassione nei confronti di chi soffre.
"Aiutiamoli a casa loro",
"I porti resteranno chiusi", "Non
sbarcherà più nessuno", "Prima
gli italiani". Frasi ripetute come un mantra, con
ossessione. L'ossessione di un uomo incattivito dal potere.
Il
Decreto sicurezza
Che
io considero "la prima
legge razziale del XXI secolo". A
centinaia in strada, senza dimora. Intere famiglie, anche i bambini.
Sono gli effetti del "decreto sicurezza"
fortemente voluto dal ministro dell'interno. Sulla pelle dei poveri del
mondo. È iniziata la fase 2 della strategia Salvini. Prima
strombazzare un'emergenza che non c'è, poi crearla ad arte
sbattendo per strada da un giorno all'altro persone con regolare
permesso umanitario.
Porti
chiusi
In
barba a qualsiasi convenzione internazionale, alla stessa costituzione
italiana e a quel minimo di umanità che è dovuto
ad ogni essere umano, si tiene in ostaggio, come fossero delinquenti,
persone, donne e bambini che invece hanno sofferto e subito ogni tipo
di violenza negli hot-spot libici.
Si
cerca in tutti i modi di far par passare il concetto che le stesse ong
che salvano i migranti in mare siano complici dei trafficanti di esseri
umani. Non solo, ma in qualche modo sta passando il concetto che tutti
quelli che aiutano i migranti, associazioni, Caritas, Chiesa Cattolica
e onlus varie, siano il male assoluto che aiuta lo straniero usurpatore.
Il
razzismo che dilaga
È
doveroso pensare che nel clima che si è venuto a creare i
divulgatori dell'odio si sentano pressoché impuniti.
Numerosi negli ultimi mesi gli episodi di discriminazione fatti passare
come fatti dovuti a singoli o a semplici episodi di violenza.
A
parole nessuno è razzista, ma già il
fatto di tollerare episodi, piccoli o grandi, di intolleranza nei
confronti di migranti è di per se "razzismo"
Dare
la colpa agli altri, a chi c'era prima
È
diventato il mantra del "governo del cambiamento",
soprattutto in materia di immigrazione. Loro, quelli di adesso, stanno
sistemando tutto il male dei governi precedenti, anche a costo di
tenere i porti chiusi, di discriminare e di violare i diritti umani.
Salvini
sta smantellando tutto ciò che funziona, gli Spar,
la rete di protezione per le vittime di tratta. Colpisce Riace, una
realtà divenuta il simbolo di un'integrazione possibile.
Ma
ancora non ha smantellato i grandi centri di accoglienza, Il
Cara di Mineo, il Cara di Foggia o quello di Isola Capo Rizzuto, quelli
si, veri e propri "lager di Stato", ma si sa che
colpire i grandi Centri di accoglienza significa colpire anche
interessi politici. Prendersela con i più deboli e con le
piccole realtà che funzionano è molto
più facile.
Facciamo
quello che abbiamo detto in campagna elettorale
Peccato che questo
governo sia frutto di un "tradimento". In
campagna elettorale Salvini aveva giurato (e sottoscritto un
accordo) che sarebbe rimasto nell'area di centro-destra. I
cinque stelle invece avevano giurato ai loro elettori che mai si
sarebbero alleati con altri partiti.
La
conseguenza è quella di un governo litigiosoche sui grandi temi si
divide. Grandi opere, reddito di cittadinanza, pensioni,
lo stesso decreto sicurezza, non sono altro che il frutto di estenuanti
mediazioni e di ricatti sottobanco, se tu mi dai quello io ti do
quest'altro. Non direi proprio che era quello che entrambi i parti
avevano promesso ai loro elettori. I loro provvedimenti "bandiera"
risultano annacquati, fatti approvare solo per poterli sbandierare come
"vittorie"
Le
politiche in Africa
Il
ministro Salvini e di recente anche il premier Conte hanno sbandierato
i loro viaggi in Africa come una politica per facilitare i rimpatri e
impedire le migrazioni verso l'Europa in cambio di aiuti.
Il
problema è che tutti questi viaggi sono stati fatti alla
corte di dittatori e despoti africani al potere da decenni, che si sono
sempre impadroniti degli aiuti umanitari provenienti dall'Europa e che
di certo non hanno a cuore i loro popoli.
Ed
in effetti, dei viaggi in Africa, ancora nessuno effetto concreto.
Insomma, la così detta politica bilaterale africana,
è solo una foglia di fico da presentare ai propri
sostenitori per dire che "loro" stanno facendo
qualcosa.
Ecco perché l'Europa disegnata da Salvini NON esiste. Fallita ancora prima di nascere |
Vogliono
superare il regolamento di Dublino, ma poi votano contro
quando il Parlamento Europeo ha cercato di regolamentare la materia
dell'immigrazione.
Vogliono
la ridistribuzione dei migranti in Europa, ma poi si alleano
proprio con quei paesi che hanno chiuso le porte ai migranti
e hanno dichiarato esplicitamente che loro non accoglieranno mai nessuno.
La marcia su
Bruxelles
(in vista
delle elezioni europee di maggio) della galassia
dei partiti della destra nazionalista è sparpagliata e
disunita. Nemmeno lo sforzo di Salvini di disegnare una rete paneuropea
ha prodotto una reale convergenza d'azione, tra movimenti politici che
hanno gli stessi slogan ma che si dividono, e talora contrappongono,
per le differenti strategie.
Sulla
carta l'alleanza sovranista in vista delle prossime europee sembrava un
piatto già pronto e servito, di fatto non è
così. Nei sondaggi gli ultraconservatori, i nazionalisti, i
populisti in ciascun Paese dell'Unione Europea sono dati in ascesa. Il
vento tira in quella direzione, tanto in Polonia quanto in Francia.
L'idea
del ministro degli Interni italiano era di mettersi alla guida del
carro dove avrebbero trovato posto tutti questi gruppi di estrema
destra, andando a confluire in una famiglia politica alternativa ai due
grandi e storici blocchi: popolari e socialisti.
le
ruote del carro però non girano, frenate a causa della
troppa litigiosità. Ad esempio il movimento polacco PIS
(Diritto e Giustizia) di Jaroslaw
Kaczynski fomenta il risentimento anti-russo. E per lui
sarebbe ingombrante entrare in un'alleanza dove, direttamente o
indirettamente, la voce e le pressioni di Putin sono forti. Mentre per
molti partiti populisti europei è imbarazzante condividere
un percorso insieme al neo-fascismo di Marine Le Pen.
In
definitiva, la campagna elettorale che ci porterà al rinnovo
del Parlamento Europaeo è scandita da un inequivocabile
cambio di registro da parte dei sovranisti storici, da forze
anti-sistema ai partiti di governo, maturando la vocazione alla
normalizzazione una volta raggiunto e preso il potere: intoccabile
l'euro, patto di stabilità, e fonti europei.
Del
manifesto per la demolizione del condominio europeo della passata
legislatura non c'è traccia, siamo al classico condono.
Ciononostante l'obiettivo non dichiarato è quello di
raggiungere i numeri per formare una maggioranza assieme ai popolari,
secondo il modello austriaco. Socialisti permettendo.
Che
Salvini in Europa si sarebbe ritrovato con un pugno di mosche lo si era
capito da tempo, nessuno dei suoi "amici"
è intervenuto in aiuto del governo italiano sulla manovra
durante lo scontro con Bruxelles. Nessuno degli stati presi da lui a
modello ha aperto le porte alla ridistribuzione dei migranti.
Non
avendo una propria credibilità internazionale si
è messo sulla scia delle relazioni diplomatiche di
Netanyahu. In Israele purtroppo la società è
sotto l'incubo perenne della guerra.
Nell'Italia
di Salvini siamo l'uno contro l'altro in una epocale
battaglia del "bellum omnium contra omnes". Il falco
della destra israeliana poggia il proprio riconoscimento sulla
sicurezza nazionale del suo Paese, il ministro Salvini invece sul
respingimento dei migranti fatto in maniera brutale e al limite dei
diritti umani. Uno indossa abiti sartoriali, l'altro felpe e divise.
Essere uno statista,
sicuramente criticabile, e un politico molto popolare
e discutibile, non
è la stessa cosa.
De Gasperi, che fu un vero statista
italiano,
diceva che "Un politico pensa
alle prossime elezioni, uno statista pensa alle prossime generazioni". Non vedo oggi in Italia
politici in grado di pensare alle prossime generazioni,
tutti, da Salvini ai suoi colleghi di governo, pensano solo alle
prossime elezioni. Oggi stanno pensando alle prossime Europee, domani
penseranno alle prossime elezioni regionali e nazionali, insomma vedo
solo politici che inseguono esclusivamente il consenso popolare ..
con ogni mezzo e a costo di qualsiasi
falsità, bluff e "nefandezza".