Si è votato nella Repubblica Democratica del Congo. Un voto spezzato
L'appello
del Papa. "Il clima resti tranquillo". Dopo due anni
di rinvii sono stati aperti i seggi per le elezioni presidenziali, tra
timori di disordini e brogli.
L'attuale
capo dello Stato, Joseph Kabila,
è in carica dal 2001 e per ben tre volte è
riuscito a rimandare il voto per eleggere il suo successore: il
vincitore di queste consultazioni sarà il primo che prende
il potere pacificamente dall'indipendenza del Paese, ottenuta nel 1960.
I candidati sono 19. Si temono proteste e
disordini per una decisione dell'ultimo minuto che ha escluso dal voto
circa un milione di persone a causa della grave epidemia di ebola
esplosa nell'est della Repubblica Democratica del Congo. I seggi si
sono aperti nella capitale Kinshasa e il voto del presidente uscente
Kabila e del suo fedelissimo Emmanuel Ramazani Shadary,
uno dei candidati alla presidenza.
Le
elezioni presidenziali, inizialmente previste per il 23 dicembre, sono
state ulteriormente spostate di una settimana, a causa di boicottaggi,
scarsa organizzazione, tentativi di brogli
«Preghiamo
insieme per tutti coloro che nella Repubblica Democratica del Congo
soffrono a causa della violenza e dell'ebola. Auspico che tutti si
impegnino a mantenere un clima pacifico che permetta un regolare e
pacifico svolgimento delle elezioni». Lo ha detto
papa Francesco all'Angelus.
«Oggi
metteremo fine alla miseria della gente ed alla dittatura di Kabila»:
con queste parole Martin
Fayulu,
candidato della coalizione Lamuka
alle presidenziali congolesi, ha espresso la certezza di una vittoria
dell'opposizione al voto che viene celebrato oggi (30
dicembre ndr..)
nella Repubblica Democratica del Congo. Il 62enne Fayulu,
che ha votato a Kinshasa, e che durante la campagna elettorale ha
riscosso grande successo di pubblico, partecipò in prima
persona alle manifestazioni anti-Kabila nel 2016 e 2017.
Il
punto
Rinviate
a più riprese, le elezioni presidenziali, legislative,
provinciali del Congo, sono state nuovamente posticipate dalla
Commissione Elettorale in quattro circoscrizioni: Beni,
Beni ville, Butembo ville (nordest)
e Yumbi (sudovest), per le quali
è stato predisposto un calendario specifico. Un
totale di 1,2 milioni di elettori, sugli oltre 40 milioni
di iscritti a votare, non potranno farlo prima del mese di
marzo 2019, ossia due mesi dopo la pubblicazione dei risultati
definitivi delle presidenziali (15 gennaio) e del
giuramento del nuovo presidente (18 gennaio).
Il
timore dichiarato della Commissione è che lo spostamento di
elettori e la promiscuità nei seggi contribuisca a
diffondere i rischi di contagio da Ebola, che ha già
fatto 350 morti da fine agosto nel Nord-Kiwu e che è ancora
presente a Beni e Butembo. Poi esiste nella stessa regione
“una minaccia terroristica”,
mentre a Yumbi il problema è quello del conflitto interetnico
nella provincia di Mai-Ndombe che da metà mese
ha già fatto 80 morti.
Dalla
consultazione dovrà uscire il successore di Joseph Kabila,
divenuto presidente della Repubblica Democratica del Congo in seguito
all'assassinio di suo padre Laurent-Désiré
Kabila, il 16 gennaio 2001, carica alla quale
aspirano 19 candidati, tra i quali ne spiccano tre: Emmanuel
Ramazani Shadary, candidato sostenuto da Kabila e
nominato a capo del partito presidenziale ad inizio anno, dopo 14 mesi
passati al Ministero dell’Interno dove è stato uno
tra i principali artefici della repressione delle manifestazioni contro
la permanenza al potere di Jospeh Kabila. È una delle
14 personalità sanzionate dall’Ue per gravi
violazioni dei diritti umani.
Ci
sono poi Felix Tshisekedi e Martin
Fayulu. Quest’ultimo è il
candidato della coalizione Lamuka: durante la campagna il 62enne ex
dipendente di Exxon Mobil è riuscito a radunare folle
oceaniche e nel tempo si è costruito una reputazione di uomo
intransigente e coraggioso per aver partecipato in prima persona alle
manifestazioni anti-kabila nel 2016 e 2017.
Il
voto era stato rinviato dal dicembre 2016 a dicembre 2017, quindi al 23
dicembre scorso. A quel punto c’è stato
il rinvio di una settimana per i ritardi con cui arrivavano i materiali
necessari ad organizzare il voto e a seguito dell’incendio di
un deposito della commissione a Kinshasa. L’annuncio
dell’ulteriore rinvio in quattro circoscrizioni ha spinto in
strada centinaia di manifestanti a Beni e Goma ed è stato
definito ingiustificabile dall’opposizione che vi vede il
tentativo di isolare i bastioni anti-Kabila.
Vista
la situazione ci sono molti dubbi sul fatto che il voto
verrà dichiarato credibile. E se ciò
accadrà Joseph Kabila, che ha cercato di posticipare il
più possibile la sua uscita di scena, sarà
“costretto” a rimanere al potere.
A
definire poi il clima di incertezza e tensione generaleha contribuito anche la
decisione annunciata due giorni fa dalla Repubblica Democratica del
Congo di espellere l’ambasciatore dell’Unione
Europea nel paese. La scelta era arrivata dopo che la UE
aveva stabilito i di rinnovare le sanzioni contro diversi funzionari
governativi, compreso Emmanuel Ramazani Shadarys,
candidato del partito governativo alle elezioni presidenziali.