Elezioni R.D. Congo, a sorpresa vince il leader dell'opposizione Tshisekedi
Le
elezioni si sono svolte domenica 30 dicembre, dopo due anni di rinvii e
dopo decine e decine di manifestazioni popolari che hanno causato anche
diverse vittime.
Il candidato vincitore Felix Tshisekedi al seggio |
Quasi a sorpresa vince il
leader dell'opposizione Tshisekedi con il 38,5% delle preferenze,
il suo oppositore più autorevole si ferma al 34,8%. Finisce
l'era Kabila, il presidente uscente era al potere da 18 anni.
Esce sconfitto il suo “delfino”
ed ex-ministro dell’Interno, Emmanuel Ramazani
Shadary.
Non
si è votato (voto rinviato) in
quattro province a causa della presenza di milizie armate e della
contemporanea diffusione del virus Ebola che ha
già provocato 350 morti.
Nella
Repubblica Democratica del Congo ha vinto Félix Tshisekedi,
ossia l’alternanza democratica, poiché
è il candidato dell’opposizione a trionfare alle
prime presidenziali che si sono svolte senza spargimenti di sangue nel
giorno in cui si è votato.
Dopo
essere stata per giorni oggetto di critiche e accuse per le lungaggini
dello spoglio, la Commissione elettorale indipendente ha
finalmente annunciato i risultati, provvisori,
delle elezioni del 30 dicembre scorso. Da giorni in
rete circolavano percentuali non confermate, con il timore sempre
maggiore di nuove violenze, perciò già nel
pomeriggio di ieri la polizia s’era dispiegata nei luoghi
strategici della capitale Kinshasa.
I
congolesi attendevano dalla fine del 2016 di andare alle urne,
una data rinviata più volte a causa del rifiuto di lasciare
di Kabila, al potere dal giorno dell’omicidio di suo padre Laurent-Désiré,
nel gennaio 2001.
Con
il 38,5% delle preferenze, Félix
Tshisekedi, 55 anni, membro
dell’Assemblea nazionale congolese, ha vinto con un buon
margine, sbaragliando gli altri 19 candidati.
Esce sconfitto il “delfino”
di Kabila,
l’ex ministro dell’Interno, Emmanuel Ramazani Shadary, e assieme a lui anche l’altro
candidato dell’opposizione, Martin Fayulu, ex-dipendente della
multinazionale del petrolio Tycoon, che avendo ottenuto 34,8 % di votiha
immediatamente contestato l’esito del voto e invitato i suoi
sostenitori a scendere nelle piazze. «Questo
risultato non ha niente a che vedere con la verità nelle urne», ha detto Fayulu, parlando di numeri
«assurdi» e di «golpe elettorale»: «Il
popolo del Congo è stato defraudato delle proprie elezioni e
non accetterà mai una frode del genere». Accanto
a Fayulu s’è schierata subito la Francia, con il suo ministro degli
Esteri Jean-Yves
Le Drian
che chiede «chiarezza sui risultati di
un voto non conformi alle attese»
Entrambi certi di vincere, Tshisekedi
e Fayulu
avevano assicurato due giorni fa di non avere lo spirito “vendicativo” nei confronti di
Kabila e del suo entourage. I due hanno avevano anche auspicato che il
cambio di regime fosse accettato da tutti gli attori politici, dalle
forze di sicurezza e dai grossi imprenditori che sfruttano le miniere
del Paese. Gli appelli alla “verità
delle urne”
sono proseguiti fino all'ultimo in un Paese dove i risultati elettorali
sono quasi sistematicamente contestati con il pretesto di “frodi
massicce”
Al
cuore del processo di voto sono stati gli oltre 40mila osservatori
elettorali della Conferenza episcopale nazionale della
Repubblica democratica del Congo, una delle poche istituzioni degne di
credibilità. «Adesso la nazione vuole festeggiare
il nuovo presidente e di certo non vuole violenze», ha detto
un portavoce della Conferenza episcopale.
Il presidente
uscente Joseph Kabila ha cercato di dividere le opposizioni, operazione
in parte riuscita visti i 20 candidati, ma che l'esito
del voto (seppur non
del tutto definitivo perché in quattro province non si
è ancora votato ma che danno un buon margine di sicurezza al
vincitore) ha comunque
segnato la sua sconfitta.
In
questo Paese-continente di 80 milioni di abitanti, la cui
superficie ricopre 2,3 milioni di chilometri quadrati, e poverissimo malgrado le
sue enormi ricchezze naturali, la Commissione elettorale
aveva acquistato dalla Corea del Sud ben 106mila macchinari per il voto
elettronico. Ebbene, un gigantesco incendio nel deposito dove erano
stati sistemati al loro arrivo i macchinari, ne ha danneggiati
più della metà. Quanto alle autorità
di Kinshasa, hanno rifiutato ogni aiuto internazionale per un pacifico
svolgimento del voto, compreso quello offerto dalla missione Onu in
Congo, la Monusco, che è la
più importante al mondo per via dell’annosa guerra
che ancora funesta le regioni più orientali del Paese.
Durante la campagna
elettorale il “delfino” di
Kabila si era sempre detto certo della sua vittoria, anche per via del
«peso
leggero»
del suo principale avversario. Il quale dal canto suo aveva ricordato
che il candidato del presidente «è
nel mirino dell’Unione europea per crimini contro
l’umanità commessi tra 2016 e il 2018»
Certo è che se
fosse stato eletto Emmanuel Ramazani Shadary, Kabila avrebbe mantenuto
una buona fetta di potere. C’è chi
prevedeva che avrebbe potuto diventare addirittura Primo ministro, e
perfino ricandidarsi nel 2023. Ma entro la fine del mese
sarà finalmente costretto a lasciare la poltrona che ha
occupato per 18 lunghi anni.
Il
vincitore Félix Tshisekedi eredita un Paese seduto su una
polveriera, un decennale stato di guerra nel Kivu, un paese
con il più alto numero di stupri al mondo, poverissimo ma
ricco di risorse minerarie e naturali che fanno gola a potentati
economici stranieri mondiali, ma soprattutto europei, in particolare
francesi, che non vedono di buon grado la sua ascesa al potere.
(la Repubblica)