Cara Silvia, o se preferisci ti chiamerò anch'io Aisha
Cara Silvia, hai deluso. Ti ci hai traditi tutti quanti.
Quando ti rapirono
Quando ti rapirono quel giorno di novembre del 2018 noi eravamo qui, a difenderti. Ti abbiamo difesa dagli attacchi di una certa stampa che ti aveva immolata sull'altare della tua ingenuità, e di quell'essere andata in Africa senza quell'esperienza necessaria a fare la volontaria in certi posti, in certi luoghi.
Il tuo sorriso e quella forza di volontà che sembravi dimostrare ci avevano contagiati.
Quando ti rapirono e per tanti giorni a seguire ti abbiamo difesa dagli odiatori del web, dagli idioti che ti avevano presa di mira proprio perché volevi aiutare tutti quei bambini africani che tu tanto amavi. Erano quelli che andavano predicando "aiutiamoli a casa loro", ma quando qualcuno di noi (o qualcuna come te) va laggiù, ad aiutare quelle persone e quei bambini, ti deridono, ti insultano. I razzisti li abbiamo combattuti, li stiamo combattendo.
Ci avevi conquistati tutti per quel tuo essere così generosa, per quel tuo coraggio così puro e semplice che a molti è sembrato ingenuità, per quel tuo volerti donare agli altri a tutti i costi.
Abbiamo sofferto molto per la tua sorte in tutti questi mesi, un anno e mezzo fatto di silenzi, grandi silenzi, a volte tante parole, tante ipotesi inutili. Anche noi abbiamo scritto qualcosa di te perché ti sentivamo vicina, perché eri nei nostri pensieri, perché ti abbiamo voluto bene. Perché anche noi di Foundation fo Africa abbiamo qualcuno laggiù, andato ad aiutare quelle persone che anche tu volevi aiutare.
Immagina la nostra immensa gioia quando abbiamo saputo che eri libera. Una gioia che abbiamo subito voluto condividere con i nostri amici. Si, eravamo felici per te, per la tua famiglia, e per tutti quelli che ti vogliono bene. Eravamo tutti ansiosi di conoscere, di sapere, di capire cosa ti era davvero accaduto, dei tuoi carcerieri, di quello che ti avevano fatto. Ma poi è subentrata la delusione. Al tuo rientro in Italia nemmeno una parola sui malvagi che ti avevano rapita e sui criminali che per tutto questo tempo ti hanno tenuta prigioniera.
A molti quel tuo silenzio sui tuoi carcerieri è apparso come tu li volessi proteggere, forse difendere. E poi la tristezza e la delusione nell'apprendere che ti eri convertita all'Islam, la religione di chi uccide, di chi disprezza le donne, di chi sottomette e perseguita chi non la pensa come loro.
E poi qual nome, Aisha
Lo
sai chi era Aisha? Anch'io ho letto il Corano, ma non per questo
mi sono convertita all'Islam.
Aisha,
una delle mogli di Maometto, forse la prediletta. Lui la sposò
quando lei aveva solo sei anni, "venduta" dal padre di lei
al profeta. Il primo rapporto sessuale tra i due avvenne quando la
"bambina" Aisha aveva solo nove anni. Questo è
l'Islam che ancora oggi sposa le bambine, l'islam dei matrimoni
combinati, un flagello attuale anche ai nostri giorni, oggi,
proprio adesso, e proprio in Africa. Cara Silvia, ti sei data il nome di una sposa bambina. Vergognati! |
Certo, noi non possiamo sapere perché, è una scelta tua (lo
detto tu stessa). Sono scelte che fanno parte del privato
interiore, della tua coscienza. Ma di certo tu adesso potrai capire
anche perché non ci è più possibile starti accanto, difenderti, volerti
bene.
Cara Silvia, no, non ti chiamerò Aisha, davvero non posso
Lo sai, io sono nata in Africa, da ragazza ho vissuto dove adesso l'Islam cattivo rapisce le ragazze cristiane per convertirle all'Islam, le costringe a diventare mogli e spose dei loro stessi carcerieri, le costringe a diventare schiave sessuali.
Nei luoghi dove ho vissuto io l'Islam cattivo di Boko Haram ha distrutto interi villaggi, ucciso migliaia e migliaia di persone. Provocato (ad oggi) 2,7 milioni di profughi, gente, famiglie che non potrà mai più ritornare nei loro luoghi di origine.
Più di un milione di bambini non andrà mai a scuola perché quell'Islam ha distrutto le loro scuole e ucciso i loro insegnanti.
No Silvia, io non potrò mai chiamarti Aisha. Non sei come Leah Sharibu, ancora prigioniera di Boko Haram in Nigeria perché non vuole convertirsi all'Islam. O come Asia Bibi, per 9 anni prigioniera in Pakistan perché non ha mai voluto abiurare la sua fede cristiana. Quelle si, donne coraggiose, non come te che hai abbracciato la fede dei tuoi rapitori e dei tuoi carcerieri.