La dittatura del Relativismo, ovvero la tirannia della Tolleranza
Appena parli male dell'Islam ti prendono per
razzista, fascista, nazista, o peggio ancora per "leghista" dei
tempi nostri.
Joseph Ratzinger, Papa Benedetto XVI, e
la “dittatura del relativismo”

Dico cose ovvie sull'Islam, cose reali e
documentate
Cito fatti storici
sulla vita di Maometto, ma si sa, non sono cose gradite ai "tolleranti
ad ogni costo" di questo mondo, e quindi io divento automaticamente
"razzista" solo perché il relativismo strisciante oggi nella
società occidentale è maggioranza.Quando
dico, per esempio, che nel 627 d.C. Maometto partecipò di persona alla
decapitazione di circa 800 ebrei della tribù dei Banu Qurayza alle porte
di Medina in Arabia Saudita, riferisco solo un fatto storico accertato.
Ma si sa, Maometto è sacro e inviolabile, l'inventore dell'Islam, e non
può essere paragonato ad un terrorista.
Se
dico che Maometto sposò Aisha (sua sesta moglie) quando lei aveva
solo sei anni e lui una quarantina, ed ebbe rapporti sessuali quando lei
ne aveva nove, riferisco solo un fatto descritto perfino nella
tradizione coranica. Ma mentre oggi lottiamo contro le mutilazioni
genitali femminili e i matrimoni precoci nel mondo, parlare di un
profeta venerato dall'Islam in questi termini è "intollerabile"
ed ecco allora intervenire prontamente la "dittatura del relativismo"
che ti definisce razzista, che giustifica questi fatti solo perché erano
altri tempi.
Se
dico che oggi, nel mondo, in Africa, in Medio-Oriente, ovunque ci sono
guerre, tensioni sociali, disastri umani, mancanza di libertà c'è di
mezzo l'Islam e sono coinvolti Paesi mussulmani, riferisco solo un fatto
ovvio. Tutte cose che una persona razionale e pensante può verificare
facilmente. Ma no, parlare di questo significa essere razzisti, per
l'occidente relativista.
La cultura europea sotto attacco in nome
dell'ipocrisia
Un Natale spoglio,
quello appena passato, è questa la visione di un’Europa sempre più
vacua. Lo stabiliva tra le righe il “documento interno” (di fine
novembre) per una comunicazione più inclusiva in vista delle
festività natalizie, rilasciato dalla Commissione UE. Ufficialmente si
tratta di linee guida il cui intento è quello di non essere ingerenti, con
tanto di giustificazione dei diretti interessati. Il segnale però è
chiaro: l’Europa non ha bisogno delle sue radici cristiane, anzi sono una
zavorra al pensiero unico, omologante e politically correct. La
dittatura del relativismo, appunto.Con
i suggerimenti per una comunicazione più inclusiva non si attenta solo
all’identità cristiana, si mortificano la cultura, la storia e le
tradizioni del Vecchio Continente, sempre più alle corde. Con un colpo
di spugna, in pochi istanti si consuma quanto fino a qualche decennio fa
era ritenuto impossibile. Siamo oltre il concetto di società liquida.
Ciò che le istituzioni europee intendono realizzare è un machiavellico
concetto di comunità vuota, in cui ai contenuti si sostituiscono il
nulla, l’assenza. Vuoti di pensiero, di dogmi, di certezze. Per
scongiurare il rischio di offendere "qualcuno" (immigrati
islamici ndr), urtandone la suscettibilità, si preferisce colpire
molti, ovvero i cristiani, l'Europa cristiana.
Uno
schiaffo identitario, di quelli che lasciano il segno. Ma si va
oltre. In nome dell’inclusività, il geniale documento della Commissione
europea arriva a sconsigliare l’uso di tipici nomi cristiani come “Maria”
o “Giovanni”, perché troppo di parte, troppo schierati.
Mi
chiedo se tali linee guida rispettano l’art. 10 della Convenzione
europea dei diritti dell’uomo. Mi riferisco alla libertà d’espressione,
idee e opinioni, da comunicare senza nessuna ingerenza. Non è celando il
divieto con le raccomandazioni che si costruirà una società più giusta,
più equa e solidale. Non è disincentivando l’uso di espressioni di uso
comune come Natale, Presepio, Maria o Giuseppe che si promuoverà il
rispetto tra popoli, etnie o religioni. È l’opposto. La piena
consapevolezza del rispetto maturerà con l’accettazione delle diversità,
specie se argomentate dai sedimenti dalla storia.
E guai a dire che il Corano non è un libro
Pace
Instillerò
il mio terrore nel cuore degli infedeli; colpiteli sul collo e
recidete loro la punta delle dita. I miscredenti avranno il castigo
del Fuoco! Non siete certo voi che li avete uccisi, è Allah che li ha
uccisi. (Sura 8:12-17)La ricompensa di coloro che fanno la
guerra ad Allah e al Suo Messaggero e che seminano la corruzione
sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate
la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra:
ecco l'ignominia che li toccherà in questa vita; nell'altra vita
avranno castigo immenso. (Sura 5:33)
Uccidete
gli infedeli ovunque li incontriate. Questa è la ricompensa dei
miscredenti. (Sura 2:191)
Quando
incontrate ı miscredenti, colpiteli al collo finché non li abbiate
soggiogati, poi legateli strettamente. (Sura 47:4)
O
voi che credete! Se non vi lancerete nella lotta, Allah vi castigherà
con doloroso castigo e vi sostituirà con un altro popolo, mentre voi non
potrete nuocergli in nessun modo. (Sura 9:39)
(Gli
ipocriti e i miscredenti) Maledetti! Ovunque li si troverà saranno presi
e messi a morte. (Sura 33:61)
Combattete
coloro che non credono in Allah e nell'Ultimo Giorno, che non vietano
quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la
gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità,
finché non versino umilmente il tributo, e siano soggiogati. (Sura
9:29)
Dicono
i giudei: «Esdra è figlio di Allah»; e i nazareni dicono: «Il Messia è
figlio di Allah». Questo è ciò che esce dalle loro bocche. Ripetono le
parole di quanti già prima di loro furono miscredenti. Li annienti
Allah. Quanto sono fuorviati! (Sura 9:30)
O
Profeta, incita i credenti alla lotta. Venti di voi, pazienti, ne
domineranno duecento e cento di voi avranno il sopravvento su mille
miscredenti. Ché in verità è gente che nulla comprende. (Sura 8:65)
Quando
poi siano trascorsi i mesi sacri, uccidete questi associatori ovunque li
incontriate, catturateli, assediateli e tendete loro agguati. Se poi si
pentono, eseguono l’orazione e pagano la decima, lasciateli andare per
la loro strada. Allah è perdonatore, misericordioso. (Sura 9:5)
Il
Corano non è un libro di pace. É un testo che legittima e istiga
all'odio, alla violenza e alla morte dei non mussulmani É la fonte
principale dell'ideologia che anima i terroristi islamici. Eppure Papa
Francesco in un'intervista sull'aereo di rientro da un viaggio in
Turchia (dove Erdogan aveva appena trasformato in moschea la storica
cattedrale di Santa Sofia a Istanbul) definisce il Corano "un
libro di Pace". E già il Relativismo imperante ha colpito anche
Papa Francesco.
Ammiro
Papa Francesco ma, nemmeno durante le appena trascorse festività
natalizie, non ha mai detto una sola parola in favore dei cristiani
perseguitati nel mondo, tutti perseguitati in paesi mussulmani.
Ma
se noi diciamo tutto questo e lo facciamo notare ci prendono per "razzisti",
si giustifica che anche nella Bibbia (Antico Testamento) ci sono
versi che istigano all'odio, che anche i Cristiani sono andati alle
Crociate contro gli "infedeli" per difendere il Santo Sepolcro,
che sono gli americani che finanziano e riforniscono di armi
all'integralismo islamico (indirettamente attraverso l'Arabia Saudita).
Tutto vero, ma non può essere una giustificazione al fatto che i
mussulmani distruggono le Chiese e le Scuole, e uccidono i cristiani (soprattutto
nell'Africa Sub-Sahariana e nella Nigeria del Nord in particolare).
La tirannia della Tolleranza che detta con
più diplomazia si chiama "Dittatura del Relativismo"
E poi si raggiunge il
paradosso della "tolleranza ad ogni costo". Si continua a costruire
moschee in Europa per coloro che, nei loro paesi d'origine, distruggono le
Chiese, le Scuole cristiane. È il massimo dell'ipocrisia, l'apice della
così detta dittatura del Relativismo.Papa
Benedetto XVI ha parlato molto della “dittatura del relativismo“,
ma non sempre era chiaro di cosa esattamente stesse parlando. Questo non
deve sorprendere perché uno dei tratti distintivi del relativismo è
l’ambiguità, la confusione di espressione e la nebbia del pensiero. Un
altro modo di dire della frase “dittatura del relativismo”
potrebbe essere la “tirannia della tolleranza”. Muoversi tra la
tolleranza e la tirannia è come camminare su una corda tesa.
Nessuno
vuole contestare il fatto che la tolleranza è una virtù, e nessuno
vuole sostenere l’intolleranza, tuttavia, c’è bisogno di un ordine, di
virtù. La tolleranza è troppo spesso scambiata per carità, e avere buone
maniere è troppo spesso scambiata per essere buona. La vera bontà, come
la vera carità è amore duro perché la vera bontà, come la vera carità,
ama la verità e la verità (spesso) fa male.
“Tolleranza
è una bella parola per l’indifferenza e indifferenza è una parola
elegante per l’ignoranza”. La ragione per avere una mente aperta (come
il motivo per avere una bocca aperta) è alla fine di chiuderla,
perché è stata riempita con qualcosa di buono.
La
tolleranza, da sola, è una virtù debole che alla fine si attorciglia su
se stessa con un’inclinazione suicida. Questo perché l’unica cosa che la
tolleranza non può tollerare è l’intolleranza, e più una persona diventa
tollerante, più ogni piccolo pezzo di intolleranza diventa
intollerabile. Così la persona che pone la tolleranza come l’unica e più
alta virtù, alla fine è incapace di tollerare qualcuno o qualsiasi cosa
o qualsiasi legge che limiti o definisca qualcosa perché limitare o
definire qualsiasi comportamento o qualsiasi tipo di persona è percepita
come una forma di intolleranza.
Se
il relativismo diventa l’unica regola. L’unico dogma è che non ci
può essere un dogma. L’unica disciplina è che non ci deve essere
disciplina. L’unica autorità ultima è che non ci deve essere autorità.
L’unica cosa che ha senso è che nessuna cosa ha senso.
Di
conseguenza, la persona “tollerante” sosterrà le restrizioni più
draconiane su coloro che percepisce come intolleranti, e poiché
l’intollerante sarà sempre con noi, quelle leggi contro l’intolleranza
devono diventare sempre più restrittive, e la società tollerante si
trasforma nella società più intollerante. Così, in nome della
tolleranza, la libertà di parola sarà limitata, la libertà di religione
cesserà, la libertà di associazione sarà limitata e la libertà di
coscienza sarà violata.
Inoltre,
il relativismo porta ad un vuoto morale e intellettuale. Dove non c’è
verità, nulla è vero e l’umanità non può vivere a lungo senza verità.
Quello che succede allora è che cercheremo qualcuno che ci dia la
sicurezza e la “verità” che desideriamo, e questo tipo di
sicurezza deve essere imposta. Di conseguenza, non è la persona più vera
a prevalere, ma quella più forte.
Quando
la tolleranza è l’unica virtù, alla fine la tirannia prende il
sopravvento.
Qual
è la risposta. Fin da piccoli ci hanno insegnato che la tolleranza
è buona, ma il chiaro insegnamento della Verità è migliore. La Verità
non dovrebbe mai essere imposta con la forza o la condanna. Invece
dovrebbe essere predicata sia con chiarezza che con carità, e
soprattutto dovrebbe essere dimostrata con la nostra vita e non solo con
le nostre parole.
Quando la tolleranza è l’unica virtù, alla
fine la tirannia prende il sopravvento
