Nigeria. Dopo l'ennesimo massacro di cristiani è ora di parlare di genocidio in atto
Oppure ne parlano, ma solo quando capita l'ennesimo massacro, l'ennesimo villaggio bruciato, l'ennesimo rapimento. Già nel 2019 Jubilee Campaign(organizzazione no profit che si occupa della tutela dei diritti umani) ha presentato alla Corte Penale Internazionale le prove che i crimini contro i cristiani in Nigeria costituiscono un genocidio. Solo tra il 2014 e il 2016 più di 4mila cristiani sono stati uccisi e quasi 200mila case cristiane distrutte.
I militanti Fulani (a cui si deve la diffusione della religione islamica in Africa occidentale) attaccano i villaggi a maggioranza cristiana dove uccidono civili e bruciano le loro case. Solo nel 2019 avevano compiuto 52 attacchi letali contro le comunità cristiane. In uno di questi ucciso 300 persone dello stesso villaggio, e in un altro villaggio attaccato sono state trovate 174 salme, tra donne e bambini, in una fossa comune.
Jubilee Campaign ha esposto alla Corte Penale Internazionale le testimonianze di cristiani nigeriani che hanno raccontato che i pastori prevalentemente musulmani sono spesso armati con fucili d’assalto costosi e sono stati addirittura visti a bordo di elicotteri. Inoltre, questi pastori sono soliti gridare insulti genocidiari anti-cristiani durante le loro incursioni. I media occidentali, però, sminuiscono questi attacchi, ridimensionandoli come una semplice competizione tra i pastori fulani e agricoltori cristiani per accaparrarsi le risorse dei territori. Se questo poteva essere vero nel 2013, quando tutto è iniziato, con gli anni gli attacchi si sono moltiplicati, sono diventati indiscriminati e con armi sempre più micidiali. Nulla a che fare con un semplice scontro per l'uso di qualche centinaio di metri di pascolo. Dopo nove anni, è diventata una vera e propria caccia al cristiano.
Meno noti dei terroristi di Boko Haram, uccidono più di loro. Gli islamisti Fulani, nella cintura centrale del paese, fanno migliaia di vittime, soprattutto per motivi religiosi, nell'impunità e nell'indifferenza del mondo.
Nel 2018 la Nigeria è stato il secondo paese al mondo per numero di vittime causate dal terrorismo. Per il Global Terrorism Index 2019(GTI), le vittime sono state 2.040, meno dell’Afghanistan (7.379), più dell’Iraq (1.054). In un rapporto della Croce Rossa Internazionale sono illustrate cifre da guerra civile: tra il 2009 e il 2019 gli attacchi del gruppo islamista Boko Haram hanno provocato, soprattutto nella Nigeria nord-orientale, 27mila morti, 22mila dispersi, oltre duemila rapimenti di ragazze di cui più della metà minorenni, e oltre 2,4 milioni di sfollati.
Delle 2mila vittime del 2018 contate dal GTI, ben 1.158 sono attribuite non a Boko Haram, ma agli estremisti fulani. Se in questi anni gli sforzi dell’esercito nigeriano hanno ottenuto qualche vittoria contro Boko Haram (che si è indebolito anche perché si è diviso in due gruppi), si è moltiplicato il pericolo dei pastori islamisti che uccidono impuniti, mettendo in atto un vero e proprio genocidio nei confronti dei cristiani.
Sebbene il GTI(Global Terrorism Index) spieghi che "gli eventi attribuiti agli estremisti Fulani riflettono l’uso del terrorismo come una tattica utilizzata nel conflitto, e che non ci sia un vero e proprio gruppo unico e organizzato, è innegabile che molti tra di loro si sono radicalizzati e, soprattutto, si sono dotati di armi di ultima generazione che prima non possedevano".
Detto tra le righe significa che tra i Fulani, uccidere e ammazzare i cristiani, è un'usanza diffusa, quasi radicalizzata, e allo scopo si comprano liberamente armi sempre più micidiali, tanto le autorità non fanno nulla, e si resta impuniti.
Nonostante i ripetuti massacri, nessun colpevole è stato fino a oggi indagato, arrestato o condannato. Secondo alcuni, il principale motivo di questa assenza di misure di contrasto alla violenza sta nell’appartenenza dell’attuale presidente Mohammed Buhari, che è proprio di etnia fulani.
È triste, ma si deve constatare che è come se vi fosse un ordine da parte del governo federale a non intervenire contro i crimini dei fulani, e così loro uccidono, distruggono e poi fuggono, e nessuno fa niente per fermarli. Anzi, se la polizia trova la gente locale con le armi che cerca di difendersi, generalmente arresta questi anziché i fulani armati con gli AK47. I mandriani si sentono forti, perché c’è un loro uomo al potere che li protegge.
Buhari è perfino lo sponsor della principale organizzazione di pastori fulani, la Miyatti Allah cattle breeders association of Nigeria, Macban, che, secondo alcune ong locali, dovrebbe essere perseguita per terrorismo e crimini contro l'umanità. E, come fa notare la Ong nigeriana International society for civil liberties & the rule of law, meglio nota come Intersociety, l’ondata di violenze dei fulani si è intensificata già a partire dal giugno 2015, un mese dopo la prima elezione di Buhari a presidente.
Nel frattempo, nel 2019, Buhari, un'ex-militare golpista degli anni '80, è stato rieletto per il secondo mandato e le violenze contro i cristiani si sono moltiplicate. Doveva sconfiggere il terrorismo islamista di Boko Haram, ma ora si ritrova in casa due gruppi terroristici, oltre a Boko Haram, anche l'Iswap (Ex-Stato Islamico dell'Africa occidentale). Ma oggi i Fulani, amici di Buhari, uccidono più di Boko Haram e Iswap messi insieme.
Deborah è stata uccisa il 12 maggio scorso nel college Shehu Shagari, a Sokoto. La sua colpa è di aver risposto in una chat di gruppo su WhatsApp, infestata da messaggi islamici che miravano a convertirla: «Per carità di Dio, non ci accadrà proprio niente. Questo gruppo non è stato creato per essere riempito di informazioni inutili, ma per notizie inerenti ai compiti e agli esami. E chi sarebbe il profeta Maometto?». Il solo fatto di aver pronunciato la parola “Maometto” le è valso la morte per mano di decine e decine di zelanti giovani islamici, coetanei, studenti come lei nello stesso College, che l’hanno inseguita, sottratta alla protezione della sicurezza interna, picchiata con pietre e bastoni e infine bruciata.
Dopo il terribile omicidio di Deborah, che ha sconvolto l’intera Nigeria, suscitando condanna unanime, anche da parte di molti Imam a Sokoto, capitale dell’omonimo stato dove vige la sharia, le autorità hanno fermato due dei tanti musulmani che l’hanno uccisa, Bilyaminu Aliyu e Aminu Hukunchi. Per protestare contro l’arresto dei due giovani, una folla di islamici ha assaltato il 14 maggio tre chiese, devastando i negozi di molti cristiani e costringendo il governo a imporre un coprifuoco di 24 ore.
Deborah, uccisa solo perché non sapeva chi era Maometto. Padre Joseph Daramola, segretario generale della Christian Association of Nigeria (CAN), ha attaccato il governo federale nigeriano affermando che è «il fallimento nel portare davanti alla giustizia chi in passato ha commesso simili crimini a dare vita a nuovi atti da parte di terroristi e banditi»
«L’omicidio brutale di Deborah Yakubu non è un caso isolato. Molti musulmani e non, accusati di aver insultato l’islam o il profeta, hanno subito la stessa sorte in Nigeria. Non si può dire che questo caso non abbia niente a che fare con la religione. È il contrario. Questi stragisti sono solitamente motivati dalla loro fede nel profeta dell’Islam, dagli insegnamenti islamici e dal desiderio di placare Allah e di guadagnarsi il paradiso nell’aldilà. Se la Nigeria vuole davvero porre fine a questi atti orribili e ai massacri dovrebbe guardare in modo critico a come l’Islam viene professato e praticato nel nord della Nigeria. La Nigeria deve determinare se l’Islam è una religione o un culto di morte»
Uccide, devasta Chiese, brucia villaggi e lapida le ragazze solo perché non sanno chi è Maometto. E restano impuniti nell'inerzia di un governo incapace, corrotto, esso stesso islamico, e di forze dell'ordine ed esercito marci fino al midolo.
Questa è la situazione in Nigeria nel 2022. L'Islam, Fulani, Boko Haram, Iswap e perfino ragazzotti mussulmani che vanno all'Università possono uccidere i cristiani e avere la certezza che resteranno impuniti. Guai ad arrestare qualcuno di loro, guai ad arrestare gli assassini perché altrimenti vengono assaltate Chiese cristiane, o si ammazzano donne e bambini mentre pregano durante la messa di Pentecoste.
Considerato tra i più ricchi di tutto il continente, in quanto primo produttore di petrolio dell'Africa. Dei proventi del petrolio la popolazione vede ben poco, gran parte delle royalities si perdono nei meandri della corruzione, piaga che tutti i presidenti del passato e Muhammadu Buhari, l’attuale capo di Stato al secondo mandato, hanno promesso di sradicare, ma sempre con scarso successo. Basti pensare che anche il giudice dello speciale tribunale anti-corruzione è stato preso con le mani nel sacco, e perfino l'ex-ministra delle risorse petrolifere è stata arrestata a Londra con l’accusa di corruzione. La lista dei personaggi illustri coinvolti in traffici poco trasparenti è lunga.
In base all’ultimo rapporto pubblicato dalla Banca Mondiale a fine marzo 2022, si prevede che nell’anno in corso il 42 per cento della popolazione vivrà in povertà, ovvero 95,1 milioni di nigeriani. Triste indice, dovuto a svariati fattori, come l’incremento demografico, la pandemia, la guerra in Ucraina che con l’aumento dei prezzi del grano si ripercuote in tutto il continente. Va sottolineato che la Nigeria importa anche prodotti derivati dal petrolio, visto che non dispone di una sola raffineria. L’istituto ha evidenziato che sarà molto difficile per il governo ridurre il tasso di povertà, se non affronta il problema della sicurezza.
Eppure Buhari aveva promesso di combattere povertà e terrorismo. Quasi alla fine del suo secondo mandato tali aspettative non sono state raggiunte, anzi, sempre secondo le proiezione della Banca Mondiale, si prevede che il tasso di disoccupazione raggiunga il 33 per cento nel 2022, mentre quello giovanile potrebbe addirittura sfiorare il 53 per cento. Un'inflazione in salita che al momento si aggira attorno al 17%. La Nigeria è un paese ricco di petrolio, ma povero di benzina.
In un contesto economico disastroso, e con un genocidio in atto nell'indifferenza del mondo, la popolazione nigeriana è chiamata alle urne fra pochi mesi, nel febbraio 2023 e già ora i maggiori istituti di analisi sono davvero preoccupati dell’attuale trend nel Paese. La questione sicurezza deve essere affrontata seriamente prima della prossima tornata elettorale, perché si sa che ogni elezione in Nigeria rappresenta una micidiale fonte di instabilità.