(21) Migranti e Rigugiati
Migranti e Rifugiati
Nel
mondo una persona su 110 è costretta alla fuga. 68,5 milioni i
rifugiati nel mondo

Nel
rapporto annuale ‘Global Trends’,
l'Unhcr traccia una mappa dei flussi di chi si
lascia alle spalle il passato per un futuro incerto, spesso altrettanto
drammatico. Si scappa soprattutto dai paesi in via di sviluppo. Le
maggiori crisi nella Repubblica Democratica del Congo, Sud Sudan e
Bangladesh.
Il
rifugiato è colui che temendo a ragione di essere
perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità,
appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni
politiche, si trova fuori del Paese di cui è cittadino e non
può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della
protezione di questo Paese; oppure che, non avendo cittadinanza e
trovandosi fuori del Paese in cui aveva residenza abituale a seguito di
tali avvenimenti, non può o non vuole tornarvi per il timore
di cui sopra. [Articolo 1A della Convenzione di Ginevra del 1951 relativa allo status dei rifugiati] |
Perché
è una giornata importante. La Giornata
mondiale del rifugiato serve a ricordare a tutti noi, che una
casa e una nazione l'abbiamo e che consideriamo questi diritti scontati
e inviolabili, che non applicare le norme sul diritto d'asilo significa
delegittimare la legislazione internazionale e, in particolare in
Italia, disattendere un principio sancito dalla Costituzione.
In
Europa questa mancata applicazione è alla base della
politica dei cosiddetti "paesi di Visegrad",
che prevedono un blocco dei flussi dei richiedenti asilo, negando
quindi il diritto riconosciuto e sancito a ogni persona dalla
convenzione di Ginevra a chiedere protezione internazionale nei casi
previsti dalla legge.
Un
nuovo patto globale per i rifugiati non è più
rinviabile. A renderlo cruciale sono gli oltre 68 milioni di
persone costrette alla fuga a causa di guerre, violenze e persecuzioni.
Nel 2017 questo numero ha raggiunto un nuovo record per il quinto anno
consecutivo.
I
motivi sono da riscontrarsi soprattutto nella crisi nella Repubblica
Democratica del Congo, nella guerra in Sud Sudan
e nella fuga in Bangladesh di centinaia di migliaia
di rifugiati rohingya provenienti dal Myanmar. I Paesi maggiormente
colpiti sono per lo più quelli in via di sviluppo.
Nel rapporto annuale
‘Global Trends’, pubblicato in occasione
della Giornata mondiale del Rifugiato, che cade oggi 20 giugno,
l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) traccia
una mappa dei flussi di uomini, donne e bambini che abbandonano le
proprie case e si lasciano alle spalle il proprio passato per un futuro
incerto, spesso altrettanto drammatico.
Ogni giorno sono costrette a
fuggire 44.500 persone,
una ogni due secondi. “Siamo a una
svolta, dove il successo nella gestione degli esodi forzati a livello
globale richiede un approccio nuovo e molto più complessivo,
per evitare che Paesi e comunità vengano lasciati soli ad
affrontare tutto questo” dichiara
dichiarato Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i
Rifugiati.
Nel
totale dei 68,5 milioni di persone in fuga sono inclusi anche
i 25,4 milioni di rifugiati che hanno lasciato il
proprio Paese a causa di guerre e persecuzioni, 2,9 milioni in
più rispetto al 2016. Si tratta
dell’aumento maggiore registrato dall’Unhcr in un
solo anno. Nel frattempo, i richiedenti asilo che al 31 dicembre 2017
erano ancora in attesa della decisione in merito alla loro richiesta di
protezione sono passati da circa 300mila a 3,1 milioni. Sul numero
totale, le persone sfollate all'interno del proprio Paese, invece, sono
40 milioni, poco meno dei 40,3 milioni del 2016.
In pratica il numero di
persone costrette alla fuga nel mondo è quasi pari al numero
di abitanti della Thailandia. Considerando tutte le
nazioni nel mondo, una persona ogni 110
è costretta alla fuga. Il Global Trends non
esamina il contesto globale relativo all'asilo, a cui l’Unhcr
dedica pubblicazioni separate “e che
nel 2017 ha continuato a vedere casi di rimpatri forzati, di
politicizzazione e uso dei rifugiati come capri espiatori, di rifugiati
incarcerati o privati della possibilità di lavorare e di
diversi Paesi che si sono opposti persino all'uso del termine
‘rifugiato’”
La
risposta alla crisi
Papa Francesco ha
evidenziato che la Giornata mondiale dei Rifugiati quest’anno
cade nel vivo delle consultazioni tra i governi per
l’adozione di un patto mondiale “che
si vuole adottare entro l’anno, come quello per una
migrazione sicura, ordinata e regolare”
Secondo l’Alto
Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati
c’è motivo di sperare: “Quattordici
Paesi stanno già sperimentando un nuovo piano di risposta
alle crisi di rifugiati e, in pochi mesi, sarà pronto un
nuovo Global Compact sui rifugiati e potrà essere adottato
dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite”
“Nessuno
diventa un rifugiato per scelta, ma noi tutti possiamo scegliere come
aiutare”
Si
fugge soprattutto dai paesi in via di sviluppo
Il
rapporto offre numerosi spunti di riflessione: l’85% dei
rifugiati risiede nei Paesi in via di sviluppo, molti dei
quali versano in condizioni di estrema povertà e non
ricevono un sostegno adeguato ad assistere quelle popolazioni. Quattro
rifugiati su cinque rimangono in Paesi limitrofi ai loro. Gli esodi di
massa oltre confine sono meno frequenti di quanto si potrebbe pensare
guardando il dato dei 68 milioni di persone costrette alla fuga a
livello globale.
“Quasi due terzi di
questi sono infatti sfollati all'interno del proprio Paese. Dei 25.4
milioni di rifugiati che hanno lasciato il proprio Paese a causa di
guerre e persecuzioni, poco più di un quinto sono
palestinesi sotto la responsabilità dell’Unrwa (l’Agenzia
delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei
rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente). Dei restanti,
che rientrano nel mandato dell’Unhcr, due terzi provengono da
soli cinque Paesi: Siria, Afghanistan, Sud Sudan, Myanmar e Somalia.
“La fine del conflitto in ognuna di queste nazioni potrebbe
influenzare in modo significativo il più ampio quadro dei
movimenti forzati di persone nel mondo”
Il
Global Trends offre altri due dati,
forse inattesi: il
primo è che la maggior
parte dei rifugiati vive in aree urbane (58%) e non nei campi o in aree
rurali; il
secondo
è che le persone costrette alla fuga nel mondo sono giovani,
nel 53%
dei casi si tratta di minori, molti dei quali non
accompagnati o separati dalle loro famiglie.
I
paesi ospitanti
Come per il numero di Paesi
caratterizzati da esodi massicci di persone, anche il numero di quelli
che ospitano un elevato numero di rifugiati è relativamente
basso: in
termini di numeri assoluti la Turchia è rimasta il
principale Paese ospitante al mondo, con una popolazione di 3.5
milioni di rifugiati, per lo più siriani. Nel frattempo, il Libano ha ospitato il maggior
numero di persone in rapporto alla sua popolazione nazionale. Complessivamente, il 63% di
tutti i rifugiati di cui si occupa l’Unhcr si trova in soli
10 Paesi.
“Purtroppo le soluzioni a tali
situazioni sono state poche mentre guerre e conflitti hanno continuato
a essere le principali cause di fuga, con progressi assai limitati
verso la pace”
Pochi
quelli che tornano a casa
Circa
cinque milioni di persone hanno potuto tornare alle loro case nel 2017,
la maggior parte
delle quali però era sfollata all'interno del proprio Paese.
Tra queste, inoltre, in migliaia sono rientrate in maniera forzata o in
contesti assai precari. A causa del calo dei posti messi a disposizione
dagli Stati per il reinsediamento, sono 100mila i rifugiati
che sono potuti tornare a casa, un numero diminuito di oltre il 40 per
cento. Una sconfitta.
L'UE
e l'immigrazione
Persino
l'UE negli ultimi anni ha disatteso i principi sanciti dalla
convenzione di Ginevra, firmando con la Turchia di Erdogan un accordo
finalizzato a bloccare il flusso dal Medioriente proprio mentre i
siriani scappavano dalle bombe della coalizione internazionale e da
quelle di Daesh.
Il
fallimento dei governi e delle istituzioni dell'Unione Europea nello
sviluppare una risposta politica efficace sull'immigrazione alimenta,
secondo Human Rights Watch, una crisi politica senza precedenti.
Lezioni
di umanità dall'Uganda
Una
delle crisi umanitarie più dure al mondo, in ballo ormai da
cinque anni, la sta soffrendo il Sud Sudan, e mentre il
vecchio continente chiude le porte, Medici con l'Africa Cuamm ricorda gli sforzi,
silenziosi e imponenti, che l'Uganda sta mettendo in atto per
accogliere oltre 1.000.000 di rifugiati in fuga dal
più giovane Stato del mondo, messo in ginocchio dagli
scontri interni e dalla fame.
"Questa
crisi non è destinata a risolversi in tempi brevi ma ci
insegna che l'accoglienza di chi ha bisogno è possibile,
lavorando già in Africa. In Uganda per esempio negli ultimi
anni oltre un milione di sud sudanesi sono stati accolti in West Nile,
a nord ovest del paese. Lì vive una popolazione di 1.700.000
persone, che pacificamente hanno accolto e continuano ad accogliere chi
più ha bisogno. È una lezione di
umanità"
Sempre
a causa delle tensioni interne, dal 2013 ad oggi si stima che
in Sud Sudan 4 milioni di persone abbiano dovuto abbandonare la propria
casa, un
terzo dei 12,3 milioni di persone che costituiscono la popolazione.
Molti di questi trovano rifugio all'interno del paese, ospitati dalle
comunità, andando a gravare su un servizio sanitario
già estremamente debole. Altri scappano nei paesi vicini,
Uganda ed Etiopia in primo luogo. Anche in Etiopia Medici con l'Africa
Cuamm interviene a sostegno dei rifugiati e della popolazione che
accoglie, rafforzando il sistema sanitario della regione di Gambella e
gestendo il centro di salute del campo rifugiati di Nguenyyiel.
La
situazione in Italia
In
Italia, alla luce del rifiuto del Governo di
permettere a una nave di soccorso di una Ong di attraccare, la
linea dura è sotto gli occhi di tutti e, malgrado
alcune importanti manifestazioni di sensibilizzazione antirazzista,
come il flash mob, organizzato da Caritas Ambrosiana, di due scalatori
del gruppo alpinistico i "Ragni di Lecco" che si
sono calati per protesta dal "Pirellone", sede del
consiglio della Regione Lombardia, il clima di intolleranza
è purtroppo destinato a peggiorare.
Segnali
positivi arrivano da realtà come Refugees Welcome Italia,
associazione che promuove l'accoglienza in famiglia dei rifugiati, che
negli ultimi giorni ha registrato un picco di iscrizioni sulla
piattaforma, pari a oltre l'80%, per un totale di circa 40 nuove
famiglie pronte ad aprire le porte a chi scappa da guerre, persecuzioni
e povertà.
Il
dramma dei minori non accompagnati
SOS Villaggi dei Bambini
ha lanciato la campagna "L'impegno a favore dei
migranti in Italia e nel mondo", una road map per
accendere i riflettori sui diritti e i bisogni dei minori che arrivano
in Italia e far sì che vengano trattati e considerati
semplicemente come bambini. Nel 2017, l'organizzazione ha aiutato 266
tra Minori Stranieri Non Accompagnati e giovani richiedenti asilo,
grazie ai Villaggi SOS e ai Programmi di assistenza a Torino e Crotone.
A
preoccupare maggiormente gli operatori vicende come quella della nave
Aquarius, che
ha coinvolto 123 bambini, e i casi di detenzione degli
oltre duemila minori separati dai genitori negli Stati Uniti, in attesa
di un verdetto sulla possibilità o meno di restare negli USA.
Il
rapporto Global Trends 2017
È
un rapporto statistico dell'UNHCR, una mappatura
globale dei flussi di uomini, donne e bambini in fuga da guerre,
persecuzioni e violazioni dei diritti umani. Lo scopo del rapporto in
tutto il mondo in occasione della Giornata Mondiale
del Rifugiato, è quello di monitorare
gli esodi forzati sulla base dei dati forniti da governi e altri
partner. Non viene invece esaminato il contesto globale relativo
all'asilo, a cui l'UNHCR dedica pubblicazioni
separate e che nel 2017 ha continuato a vedere casi di rimpatri
forzati, di politicizzazione e uso dei rifugiati come capri espiatori,
di rifugiati incarcerati o privati della possibilità di
lavorare, e diversi paesi che si sono opposti persino all'uso del
termine "rifugiato"
Global
Trends 2017
(UNHCR)
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(English Version)
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