Caro cliente papagiro che sei venuto da me per comprare sesso
Chantal oggi |
Una
lettera
scritta da Chantal
B. Dana, ragazza nigeriana che oggi vive a Toronto dove
frequenta un master in lingua e letteratura inglese e studia come
interprete e traduttrice della lingua italiana, una lettera indirizzata
ad "un ipotetico ex-cliente". Chantal a
Toronto è inoltre attiva tra le numerose comunità
italiana e nigeriana dove collabora come mediatrice culturale.
Chantal,
già vittima di tratta, arriva in Italia nel 2005 e quindi al
pari di tantissime altre ragazze nigeriane, è costretta a
prostituirsi. Nel 2007 conosce Maris
Davis che la convince a denunciare la sua mamam e i suoi "capi",
contribuendo così a smascherare un rete di nigeriani che
costringevano altre ragazze a prostituirsi tra il Friuli e il Veneto.
Si
trasferisce a Toronto,
in Canada, dove si iscrive all'Università
e inizia così il suo percorso di studi e di lavoro.
Caro
cliente "papagiro" .. Se pensi che io mi sia
mai sentita attratta da te ti sbagli di grosso. Non ho mai avuto il
desiderio di andare a fare "quel lavoro", neppure
una volta. L’unica cosa che avevo in mente era prendere soldi
in fretta per pagare il mio debito con la "mamam"
Non
confondere questo con i "soldi facili", non
è mai stato facile fare sesso per soldi. Veloce,
sì. Perché io ho imparato rapidamente i molti
trucchi per farti "venire" il più presto
possibile, di modo che tu ti togliessi da sopra di me, da sotto di me o
da dietro di me, non volevo sentire la puzza della tua pelle che
toccava la mia.
E
no, tu non mi hai mai eccitata durante il rapporto sessuale.
Ero una grande attrice. Per due anni ho avuto
l’opportunità di esercitarmi gratis.
Perché mentre tu mi palpeggiavi, mi leccavi, mi penetravi, i
miei pensieri erano sempre da qualche altra parte. Una qualche parte in
cui non avevo a che fare con te che succhiavi via il rispetto di me
stessa, senza impiegare neppure 10 secondi per renderti conto di cosa
sia stata in realtà la situazione, o per guardarmi negli
occhi.
Se
hai pensato che mi stavi facendo un favore pagandomi per 30 minuti o
per un’ora, ti sbagliavi. Preferivo averti dentro e
fuori nel minor tempo possibile. Quando hai creduto di essere
il mio nobile salvatore, chiedendo come mai una ragazza carina come me
stava in un posto come quello, hai subito perso l’aureola con
la frase successiva che mi chiedeva di stare sdraiata sulla schiena, e
poi hai messo il maggior impegno possibile a tastare il mio corpo con
le tue manacce. A dire il vero, avrei preferito che tu ti fossi messo
sulla schiena e mi avessi lasciato fare il mio "lavoro"
Quando
hai pensato che potevi incrementare la tua mascolinità
portandomi all'orgasmo, sappi che fingevo. Avrei potuto vincere una
medaglia d’oro da quanto bene fingevo. Fingevo
così tanto che ha volte ho perfino riso di te senza che tu
te ne accorgessi. Che ti aspettavi? Forse quel giorno non eri il primo
cliente. Forse eri il terzo, o il quinto, o magari il decimo,
chissà. Ho spesso perso il conto.
Credevi
sul serio che io fossi in grado di eccitarmi mentalmente o fisicamente
facendo sesso con uomini che non avevo scelto? Non
è mai successo. I miei genitali bruciavano, per il
lubrificante e i preservativi. Ed ero stanca. Così stanca
che spesso dovevo stare attenta a non chiudere gli occhi per la paura
di addormentarmi mentre continuavo a "gemere"
automaticamente.
Se
hai pensato di pagare per la lealtà o le due chiacchiere,
pensaci un’altra volta. Io avevo interesse zero per le tue
scuse. Non me fregava nulla che tua moglie avesse dolori pelvici e che
tu non potevi stare senza sesso, né di qualsiasi altra
patetica scusa hai offerto per essere venuto a comprare sesso da me.
Quando hai pensato che io ti capivo e provavo simpatia per te, era
tutta una balla. Non avevo altro che disprezzo nei tuoi
confronti e allo stesso tempo tu distruggevi qualcosa dentro
di me. Tu seminavi il dubbio in me, il dubbio che tutti gli uomini
fossero cinici e sleali come lo eri tu.
Quando
hai lodato la mia apparenza, le mie tette,
il mio corpo o le mie abilità
sessuali, sarebbe stato lo stesso se tu mi avessi vomitato
addosso. Tu non vedevi la persona dietro al quella maschera che mi
mettevo addosso ogni volta che mi pagavi perché aprissi le
gambe per te. Tu vedevi solo quello che confermava la tua illusione di
una donna eccitante provvista di un insaziabile desiderio sessuale.
In
realtà tu non hai mai detto quel che pensavi io volessi
sentire. Invece, hai detto quel che tu stesso avevi bisogno di sentire.
Dire quello era necessario a preservare la tua illusione e al
prevenirti dal riflettere sul come ero finita là a
vent'anni. Non te importava nulla sapere se ero "costretta"
a farlo perché se tornavo senza soldi la "mamam" mi picchiava.
Perché tu avevi un solo scopo, che era quello di dimostrare
il tuo potere pagandomi per usare il mio corpo come più ti
piaceva.
Quando
appariva una goccia di sangue sul preservativo era
perché mi erano appena venute le mestruazioni. Era
perché il mio corpo era una macchina, una macchina che non
doveva interrompersi per il ciclo mensile, perciò inserivo
una spugna nella "figa" quando avevo le mestruazioni
perché la mia "mamam" mi costringeva a
scendere in strada anche se le mestruazioni mi facevano male.
E
no, non sono andata a casa dopo che tu hai finito. Ho continuato a
lavorare, dicendo al cliente successivo la stessa identica storia che
avevi sentito tu. Ma tu eri così preso dalla tua frenesia
che una piccola goccia di sangue mestruale non ti ha fermato.
Chantal |
Quando
arrivavi con oggetti, lingerie, costumi o giocattoli
sessuali, e volevi il gioco di ruolo erotico, la mia macchina interiore
prendeva il controllo. Io ero disgustata da te e dalle tue spesso
malate fantasie. Lo stesso vale per le volte in cui hai sorriso e mi
hai detto che dimostravo 17 anni. Non aiutava che tu ne avessi 50, 60,
70 o fossi ancora più vecchio.
Quando
hai regolarmente violato i miei limiti, sia baciandomi,
o inserendo le tue dita dentro di me, o togliendoti
il condom, lo hai fatto sapendo perfettamente che era contro le regole.
Stavi esaminando la mia capacità di dire di no. E te la
godevi. Quando non obiettavo abbastanza chiaramente, o quando spesso
semplicemente ignoravo la cosa, tu la usavi in modo perverso per
mostrare quanto potere avevi e come potevi oltrepassare i miei limiti.
Quando
infine ti dicevo di andartene e chiarivo che non volevo più
averti come cliente se non potevi rispettare le regole, tu insultavi me
e il mio ruolo come "prostituta". Eri
minaccioso e cafone. Quando tu compri sesso,
ciò dice molto di te, della tua umanità e della
tua sessualità. Per me, è un segno
della tua debolezza, anche se tu la confondi con un senso malato di
potere e status.
Tu
pensi di avere un diritto. Voglio dire, le prostitute sono
là fuori comunque, giusto? Ma loro sono prostitute solo
perché uomini come te sono messi di traverso a una relazione
sana e rispettosa fra uomini e donne.
- Le prostitute esistono solo perché uomini come te sentono di avere il diritto di soddisfare le loro urgenze sessuali usando gli orifizi dei corpi di altre persone.
- Le prostitute esistono perché tu e i tuoi pari pensate che la vostra sessualità richieda l’accesso al sesso quando vi pare e piace.
- Le prostitute esistono perché tu sei un misogino e perché sei più preoccupato dei tuoi bisogni sessuali che delle relazioni in cui la tua sessualità potrebbe davvero fiorire.
Quando
compri sesso, ciò rivela che non hai trovato il
fulcro all'interno della tua stessa sessualità. Mi dispiace
per te, davvero. Rivela che sei così mediocre da pensare che
il sesso giri tutto attorno all'eiaculare nella vagina di
un’estranea. E se una non è portata di mano, il
luogo dove puoi pagare una donna sconosciuta per poterti svuotare in
una gomma mentre sei dentro di lei non è mai più
lontano di giù in strada.
Che
uomo insignificante e frustrato devi essere. Un uomo incapace
di creare relazioni profonde e intime, in cui la connessione scorre
più profondamente della tua sola eiaculazione. Per eiaculare
non serve sempre mettere il "cazzo" dentro una
vagina, a volta basta la tua stessa mano e una buona e sana
masturbazione.
Un
uomo che esprime i suoi sentimenti tramite i suoi orgasmi,
che non ha la capacità di verbalizzarli, ma preferisce
canalizzarli tramiti i suoi genitali per liberarsene. Che
mascolinità fiacca. Un uomo che sia tale non si degraderebbe
mai pagando per il sesso.
Non
so fin dove la tua umanità arrivi, ma io credo nel
bene nelle persone, anche in te. So che, nel profondo, hai una
coscienza. So che ti sei chiesto in silenzio se quel che facevi era
eticamente e moralmente giustificabile. Io so anche che difendi le tue
azioni e che è probabile tu pensi di avermi trattata bene,
di essere stato gentile, di non aver inteso violare i miei limiti o di
non averlo proprio fatto. Ma, la sai una cosa? Questo si chiama evitare
le tue responsabilità.
Tu
non stai affrontando la realtà. Tu illudi te stesso
pensando che le persone che compri non sono comprate. Non
sono forzate alla prostituzione. Forse pensi persino di
avermi fatto un favore e di avermi concesso una pausa parlando del
tempo o massaggiandomi un pochino prima di penetrarmi. Tutto quel che
hai fatto è stato confermarmi che non valevo nulla di
più, che ero una macchina, la cui funzione principale era
permettere ad altri di sfruttare la mia sessualità.
Io
ho avuto molte esperienze durante la mia attività di "schiava
sessuale". Ciò mi mette in grado di
scriverti questa lettera. Ma è una lettera che avrei
preferito molto non scrivere. Queste sono esperienze che vorrei aver
evitato.
Tu,
naturalmente, pensi a te stesso come a uno dei clienti gentili, ma non
esistono clienti gentili. Esistono solo quelli che confermano alle
donne la visione negativa che esse hanno di se stesse.
Sinceramente,
la tua Chantal