Ester, costretta a prostituirsi a 17 anni
Ester,
costretta a prostituirsi a 17 anni
"Storie Vere"
Ester 17 anni, dalla Nigeria all'Italia, l'avevano costretta a prostituirsi. Soccorsa in mare da una nave italiana durante il viaggio dalla Libia alla Sicilia, viene reclutata dalla sua "mamam" mentre è ospite di un centro di accoglienza
Ester 17 anni, dalla Nigeria all'Italia, l'avevano costretta a prostituirsi. Soccorsa in mare da una nave italiana durante il viaggio dalla Libia alla Sicilia, viene reclutata dalla sua "mamam" mentre è ospite di un centro di accoglienza
Ester,
17 anni
Al momento della partenza
da Benin
City nell'Edo State, in Nigeria,
Ester ha
appena diciassette anni.
Le fanno attraversare, un po' a piedi, e un po' con pickup carichi fino all’inverosimile il deserto del Sahara, percorrendo la pista che dal Niger sale verso la Libia. Un viaggio allucinante che miete ogni giorno decine e decine di vittime. Ester ha in tasca un numero di telefono italiano, quello della sua "mamam" di Torino.
Arrivata in Libia, è costretta ad attendere alcuni mesi il momento del suo trasferimento. Nell'estate del 2015 viene soccorsa in mare da una nave italiana e quindi sbarca in una località della Sicilia . Gli operatori che la identificano non si sono subito accorti che Ester in realtà è una "schiava", una delle tantissime nigeriane vittime di tratta e destinate ad ingrossare il mercato della prostituzione che in Italia è controllato da organizzazioni mafiose di suoi connazionali.
La sua "mamam" è a Torino .. Dalla Sicilia viene trasferita in una struttura di accoglienza di Bologna e inserita nei programmi previsti dalla legge per i richiedenti protezione internazionale. Ma a Bologna Ester ci sta veramente poco, solo due giorni.
Viene infatti presa in consegna dalla "mamam" che l'ha fatta arrivare in Italia e la trasferisce a Torino. Solo un giorno di riposo.
La postazione destinata alla minorenne è sulle strade al confine tra le province di Novara, Vercelli, Biella. Quando rientra in treno a Torino senza soldi, sono botte da orbi e umilianti perquisizioni corporali alla ricerca di improbabile denaro nascosto.
Un giorno di dicembre 2015, senza soldi e in preda all’angoscia, alla stazione ferroviaria di Santhià la ragazza decide di non tornare più a Torino dalla sua "mamam". Telefona a un suo connazionale, un ragazzo conosciuto in Nigeria prima della partenza e che sapeva risiedere in zona da un po’.
Lui la ospita a casa sua a Vercelli. Ma non cambia nulla, lui non le restituisce la libertà, anzi la fa prostituire di nuovo, stavolta direttamente a Torino, più grande e anonima, con meno rischi dei capoluoghi di provincia.
All’inizio di febbraio di quest'anno Ester sta male. Si presenta al pronto soccorso dell’ospedale di Vercelli. Lo sfruttatore la raggiunge e la prende a sberle, ma fugge prima dell’arrivo della polizia.
La ragazza viene soccorsa dal personale ospedaliero che contatta le operatrici di un'associazione che da anni si preoccupa di salvare queste ragazze "Liberazione e speranza onlus" di Novara da anni salva le vittime della tratta sessuale. In un luogo sicuro, Ester ricomincia a vivere.
Ha trascorso la Pasqua appena passata lontana da botte e minacce.
(Questa storia è raccontata anche su "La Stampa, edizione di Vercelli)
Le fanno attraversare, un po' a piedi, e un po' con pickup carichi fino all’inverosimile il deserto del Sahara, percorrendo la pista che dal Niger sale verso la Libia. Un viaggio allucinante che miete ogni giorno decine e decine di vittime. Ester ha in tasca un numero di telefono italiano, quello della sua "mamam" di Torino.
Arrivata in Libia, è costretta ad attendere alcuni mesi il momento del suo trasferimento. Nell'estate del 2015 viene soccorsa in mare da una nave italiana e quindi sbarca in una località della Sicilia . Gli operatori che la identificano non si sono subito accorti che Ester in realtà è una "schiava", una delle tantissime nigeriane vittime di tratta e destinate ad ingrossare il mercato della prostituzione che in Italia è controllato da organizzazioni mafiose di suoi connazionali.
La sua "mamam" è a Torino .. Dalla Sicilia viene trasferita in una struttura di accoglienza di Bologna e inserita nei programmi previsti dalla legge per i richiedenti protezione internazionale. Ma a Bologna Ester ci sta veramente poco, solo due giorni.
Viene infatti presa in consegna dalla "mamam" che l'ha fatta arrivare in Italia e la trasferisce a Torino. Solo un giorno di riposo.
La postazione destinata alla minorenne è sulle strade al confine tra le province di Novara, Vercelli, Biella. Quando rientra in treno a Torino senza soldi, sono botte da orbi e umilianti perquisizioni corporali alla ricerca di improbabile denaro nascosto.
Un giorno di dicembre 2015, senza soldi e in preda all’angoscia, alla stazione ferroviaria di Santhià la ragazza decide di non tornare più a Torino dalla sua "mamam". Telefona a un suo connazionale, un ragazzo conosciuto in Nigeria prima della partenza e che sapeva risiedere in zona da un po’.
Lui la ospita a casa sua a Vercelli. Ma non cambia nulla, lui non le restituisce la libertà, anzi la fa prostituire di nuovo, stavolta direttamente a Torino, più grande e anonima, con meno rischi dei capoluoghi di provincia.
All’inizio di febbraio di quest'anno Ester sta male. Si presenta al pronto soccorso dell’ospedale di Vercelli. Lo sfruttatore la raggiunge e la prende a sberle, ma fugge prima dell’arrivo della polizia.
La ragazza viene soccorsa dal personale ospedaliero che contatta le operatrici di un'associazione che da anni si preoccupa di salvare queste ragazze "Liberazione e speranza onlus" di Novara da anni salva le vittime della tratta sessuale. In un luogo sicuro, Ester ricomincia a vivere.
Ha trascorso la Pasqua appena passata lontana da botte e minacce.
(Questa storia è raccontata anche su "La Stampa, edizione di Vercelli)
Articolo
a cura di
Maris Davis
Maris Davis