Mary, una famiglia mi ha tolta dalla strada
Mary,
una famiglia mi ha tolta dalla strada
"Storie Vere"
Per entrare in Italia mi hanno dato un passaporto di una persona che c’era stata prima di me. In quel passaporto avevo 23 anni, mentre in realtà ne avevo soltanto 16 e mezzo
Per entrare in Italia mi hanno dato un passaporto di una persona che c’era stata prima di me. In quel passaporto avevo 23 anni, mentre in realtà ne avevo soltanto 16 e mezzo
Mary
Mi
chiamo Mary
e sono nata alla fine del 1990 a Benin City. Per entrare in Italia mi
hanno dato un passaporto di una ragazza che c’era stata prima
di me. In quel passaporto avevo 23 anni, mentre in realtà ne
avevo soltanto 16 e mezzo. La prima tappa è stata Torino e
in seguito Piacenza. Era
febbraio 2007 e faceva freddo. I miei genitori sono
entrambi deceduti quando io ero bambina, rimasi sola con due
fratelli. Così siamo stati accolti da una famiglia dei
cugini che abitava vicino a noi a Benin
City.
A Benin City lavoravo come parrucchiera. Un giorno mentre lavoravo entrò una signora di nome Sandra, e iniziò a parlare dell’Italia. Secondo questa signora l'Italia era un paese dove si poteva lavorare con le attrici, acconciarle i capelli e avere successo nel mondo del cinema.
Dopo qualche mese mi propose di partire. Accettai, credendo alle sue dicerie. Contrattammo la partenza. Mi parlò del rito woodoo e dunque del giuramento davanti agli spiriti degli antenati. Non ebbi paura perché il woodoo è la religione di molti nigeriani e lo era anche dei miei genitori. Giurai di pagare quanto mi veniva prestato. Mi dissero che avrei dovuto pagare 40.000 euro. Dissi di sì, ma non ci feci caso e poi non sapevo neanche cosa significasse quella cifra, non conoscevo il valore dell'euro. Sandra mi disse che sarei partita per l’Italia e che lì mi avrebbe aspettato una sua conoscente. La settimana successiva fui portata a Lagos e, dopo un lungo periodo, quasi un mese e mezzo, mi portarono in Togo, dove rimasi ancora per circa una settimana.
Dal Togo partii in aereo e arrivai a Torino dove mi aspettava un’altra donna di nome, Theresa. Questa mi portò a casa sua a Piacenza, dove avrei preso lavoro. Invece del lavoro Theresa mi disse che sarei dovuto andare sulla strada e vendermi ai clienti italiani per pagare in fretta il debito. Dissi di no e che avrei chiamato Sandra in Nigeria perché quelli non erano i nostri patti. Theresa cominciò a ridere, dicendomi che Sandra l’aveva venduta a lei e che quindi il debito dovevo pagarlo a lei e non più a Sandra. Iniziò a trattarmi male, a picchiarmi e a non farmi mangiare per giorni.
Mi chiuse in casa per tre giorni dandomi solo caffè e latte e qualche biscotto. Con l’aiuto di un suo fidanzato mi legò al letto e mi picchiarono con una cinta. Theresa continuava a dirmi che bastava che mi prostituissi per pochi mesi e il debito sarebbe stato coperto e io potevo poi essere libera e fare quello che desideravo. Per quasi un anno ho fatto questa vita e non so quanti soldi ho dato a Theresa (che diventò la mia mamam) al suo fidanzato e a una persona che stava sempre con loro. Era un italiano pensionato e a volte mi chiedeva di stare anche con lui senza pagare. Ero stressata e sfiduciata. Ero triste e non sapevo come ribellarmi.
Ma durante il mese di luglio del 2008 conobbi una famiglia di Como che abitava nella zona in cui mi prostituivo. Loro, mossi a compassione perchè mi vedevano molto giovane, cominciarono a parlarmi e a salutarmi ogni volta che passavano davanti a me. Notai che venivano apposta a parlarmi e qualche volta mi portavano delle cose buone da mangiare. Perlopiù dei dolci e delle barrette di cioccolato.
Dopo qualche mese mi proposero di lavorare come badante e di seguire la loro anziana madre. Io accettai la proposta e mi trasferii a casa della signora anziana. Insomma, mi aiutarono a fuggire. Era il mese di settembre. Dopo un paio di settimane venni accolta in una casa-famiglia. Attualmente ho fatto la richiesta di permesso di soggiorno e sto seguendo il programma di protezione sociale. La mia esperienza sulla strada è durata circa un anno e mezzo.
A Mary è bastata la bontà di una famiglia per darle il coraggio di scappare.
A Benin City lavoravo come parrucchiera. Un giorno mentre lavoravo entrò una signora di nome Sandra, e iniziò a parlare dell’Italia. Secondo questa signora l'Italia era un paese dove si poteva lavorare con le attrici, acconciarle i capelli e avere successo nel mondo del cinema.
Dopo qualche mese mi propose di partire. Accettai, credendo alle sue dicerie. Contrattammo la partenza. Mi parlò del rito woodoo e dunque del giuramento davanti agli spiriti degli antenati. Non ebbi paura perché il woodoo è la religione di molti nigeriani e lo era anche dei miei genitori. Giurai di pagare quanto mi veniva prestato. Mi dissero che avrei dovuto pagare 40.000 euro. Dissi di sì, ma non ci feci caso e poi non sapevo neanche cosa significasse quella cifra, non conoscevo il valore dell'euro. Sandra mi disse che sarei partita per l’Italia e che lì mi avrebbe aspettato una sua conoscente. La settimana successiva fui portata a Lagos e, dopo un lungo periodo, quasi un mese e mezzo, mi portarono in Togo, dove rimasi ancora per circa una settimana.
Dal Togo partii in aereo e arrivai a Torino dove mi aspettava un’altra donna di nome, Theresa. Questa mi portò a casa sua a Piacenza, dove avrei preso lavoro. Invece del lavoro Theresa mi disse che sarei dovuto andare sulla strada e vendermi ai clienti italiani per pagare in fretta il debito. Dissi di no e che avrei chiamato Sandra in Nigeria perché quelli non erano i nostri patti. Theresa cominciò a ridere, dicendomi che Sandra l’aveva venduta a lei e che quindi il debito dovevo pagarlo a lei e non più a Sandra. Iniziò a trattarmi male, a picchiarmi e a non farmi mangiare per giorni.
Mi chiuse in casa per tre giorni dandomi solo caffè e latte e qualche biscotto. Con l’aiuto di un suo fidanzato mi legò al letto e mi picchiarono con una cinta. Theresa continuava a dirmi che bastava che mi prostituissi per pochi mesi e il debito sarebbe stato coperto e io potevo poi essere libera e fare quello che desideravo. Per quasi un anno ho fatto questa vita e non so quanti soldi ho dato a Theresa (che diventò la mia mamam) al suo fidanzato e a una persona che stava sempre con loro. Era un italiano pensionato e a volte mi chiedeva di stare anche con lui senza pagare. Ero stressata e sfiduciata. Ero triste e non sapevo come ribellarmi.
Ma durante il mese di luglio del 2008 conobbi una famiglia di Como che abitava nella zona in cui mi prostituivo. Loro, mossi a compassione perchè mi vedevano molto giovane, cominciarono a parlarmi e a salutarmi ogni volta che passavano davanti a me. Notai che venivano apposta a parlarmi e qualche volta mi portavano delle cose buone da mangiare. Perlopiù dei dolci e delle barrette di cioccolato.
Dopo qualche mese mi proposero di lavorare come badante e di seguire la loro anziana madre. Io accettai la proposta e mi trasferii a casa della signora anziana. Insomma, mi aiutarono a fuggire. Era il mese di settembre. Dopo un paio di settimane venni accolta in una casa-famiglia. Attualmente ho fatto la richiesta di permesso di soggiorno e sto seguendo il programma di protezione sociale. La mia esperienza sulla strada è durata circa un anno e mezzo.
A Mary è bastata la bontà di una famiglia per darle il coraggio di scappare.
Articolo
a cura di
Maris Davis
Maris Davis