Migranti. Una preghiera alla vita dopo aver toccato la morte
Donne
e bambini fuggiti dall'Eritrea raccolti in mare dalla Ong Proactiva Open Arms ringraziano il
cielo e noi, a nostra volta, ringraziamo i volontari per averli salvati.
Sono vivi, ma potevano essere
morti.
Chi fugge, attraversa deserti, si affida a trafficanti, schiavisti e
aguzzini, affronta il mare in barche che non possono essere chiamate
tali e gommoni inadatti, ha messo in conto di morire.
Come ha detto Cecilia Strada: “Pensate
che un migrante che decide di scappare dall'Africa non sappia quanta
gente muore in mare, sui barconi? Certo che lo sa. Ma scappa da una
situazione talmente drammatica che la prospettiva di morire in mare
diventa accettabile.
Insomma: smettiamo di vendere armi, di depredare
le risorse, di sostenere governi corrotti e autoritari e poi ne
riparliamo"
Aiutarli
a casa loro è giusto, ma non può essere un alibi.
- Quante compagnie e multinazionali estere sfruttano le ricchezze dell’Africa?
- Quanto fatturano in armi le aziende Occidentali?
- Chi fomenta le guerre e le divisioni etniche?
- Chi ha finanziato la disgregazione della Libia e della Siria?
- Quali potenze svolgono ancora una politica coloniale nei confronti di paese che sono indipendenti solo sulla carta?
Se
si vuole parlare di Africa e di paesi del cosiddetto Terzo o Quarto
mondo si può fare. Ma seriamente.
Peccato che nessuno l’abbia ancora mai fatto e che la gente
muore di fame mentre il pianeta è sempre più
nelle mani dei ricchi.
Nel
frattempo questi bambini e donne dell'Eritrea pregano e ringraziano di
essere vivi
Condividi la nostra Campagna Informativa "Africa Libera" - clicca qui - |