Risorse per pochi, briciole per troppi. Sfida Fame Zero
La
Giornata Mondiale dell'Alimentazione(16
ottobre)
quest'anno coincide con il tema dell'esposizione universale di Milano,
Expo 2015 "Nutrire
il pianeta. Energia per la vita".
La sfida Fame Zero offre la visione di un mondo
libero dalla fame, dove è possibile allo stesso tempo andare
incontro alla crescente domanda di cibo e affrontare le nuove sfide
ambientali.
"Risorse
per pochi, briciole per troppi"
.. Attualmente nel mondo la produzione alimentare globale sarebbe
sufficiente a sfamare tutto il pianeta che si avvia, entro il
2030, ad arrivare a nove miliardi di abitanti,
eppure due
miliardi di persone non ha accesso al cibo in modo regolare,
e 795 milioni sono coloro che soffrono di malnutrizione.
Dall'altra
parte, al contrario, un buona fetta di mondo "spreca"
il cibo.
Il mercato mondiale del cibo nelle mani di 10 multinazionali. Secondo Oxfam International, una confederazione di 17 organizzazioni non governative che si batte per risolvere il problema della fame nel mondo, la gran parte dei prodotti che arriva negli scaffali dei supermercati di tutto il pianeta appartiene a 10 multinazionali: Associated British Foods (ABF), Coca-Cola, Danone, General Mills, Kellogg’s, Mars, Mondelez Internatonal (ex Kraft Foods), Nestlé, PepsiCo e Unilever. Sono queste dunque le Big 10, ovvero le 10 Grandi Sorelle che controllano tutta la filiera della produzione alimentare mondiale.
Dal punto di vista economico e del profitto che il sistema delle 10 Grandi Sorelle è impressionante. Si stima che le entrate complessive giornaliere siano superiori a 1,1 miliardi di dollari, con un giro d’affari di 7.000 miliardi, ovvero il 10% dell’economia globale. E tutto questo quando più di un quarto della popolazione mondiale non ha la possibilità di accedere ad una regolare e sufficiente alimentazione.
Nonostante questo, circa il 60 per cento di chi soffre la fame cronica, nel mondo, è donna. Ciò è dovuto al fatto che spesso le donne non hanno pari accesso alle risorse, all'istruzione e alla creazione di reddito, oltre ad avere un ruolo minore nei processi decisionali.
Il mercato mondiale del cibo nelle mani di 10 multinazionali. Secondo Oxfam International, una confederazione di 17 organizzazioni non governative che si batte per risolvere il problema della fame nel mondo, la gran parte dei prodotti che arriva negli scaffali dei supermercati di tutto il pianeta appartiene a 10 multinazionali: Associated British Foods (ABF), Coca-Cola, Danone, General Mills, Kellogg’s, Mars, Mondelez Internatonal (ex Kraft Foods), Nestlé, PepsiCo e Unilever. Sono queste dunque le Big 10, ovvero le 10 Grandi Sorelle che controllano tutta la filiera della produzione alimentare mondiale.
Dal punto di vista economico e del profitto che il sistema delle 10 Grandi Sorelle è impressionante. Si stima che le entrate complessive giornaliere siano superiori a 1,1 miliardi di dollari, con un giro d’affari di 7.000 miliardi, ovvero il 10% dell’economia globale. E tutto questo quando più di un quarto della popolazione mondiale non ha la possibilità di accedere ad una regolare e sufficiente alimentazione.
L'Expo
Milano 2015
cade in un anno cruciale per le Nazioni Unite. Non solo si
valuterà il raggiungimento degli OTTO
Obiettivi di Sviluppo del Millennio
(compreso
il primo, quello di ridurre la povertà estrema e la fame),
ma sarà lanciata anche una nuova agenda di sviluppo globale.
Con
il tema
"Nutrire il pianeta. Energia per la vita",
l’esposizione universale di Milano offre
un’occasione eccezionale per confrontarsi e per
sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi della sicurezza
alimentare e della nutrizione, dello sviluppo rurale e dello
sfruttamento sostenibile delle risorse naturali.
La
Sfida
non è stata pensata né come un programma
né come un piano, ma come un invito all'azione. Sradicare la fame nel
mondo è un obiettivo che riguarda tutte e tutti.
Sono
795 milioni le persone che ancora oggi soffrono la
fame.
Una
persona su nove ogni sera va a dormire affamata
e tra loro ci sono oltre 160 milioni di bambinicon deficit di sviluppo.
Bambini che non riusciranno mai a crescere ed imparare come i loro
coetanei che sono stati nutriti correttamente nei primi, fondamentali,
mille giorni di vita. È questo uno scandalo che a molti
sembra destinato ad essere eterno e invece può e deve finire.
Quando
si parla di fame, l'unico numero accettabile è zero.
Per
arrivare a questo traguardo la "Sfida Fame Zero"
pone cinque obiettivi:
- Zero bambini con deficit di sviluppo sotto i due anni.
- 100% accesso a cibo adeguato, sempre.
- Tutti i sistemi alimentari sostenibili.
- 100% aumento della produttività e del reddito dei piccoli contadini.
- Zero perdite o sprechi di cibo.
Il
tema delle donnee del ruolo fondamentale
che esse giocano nella lotta alla fame e alla malnutrizione.
In molti paesi, le donne rappresentano l'ossatura portante del settore
agricolo e dei sistemi alimentari e sono la maggioranza della forza
lavoro nel settore primario. Giocano anche un ruolo chiave nel
garantire la sicurezza alimentare all'intera famiglia.
Quando le
donne soffrono fame e malnutrizione, altrettanto le soffrono i loro
bambini. Ogni anno oltre 19 milioni di bambini nascono
sottopeso come conseguenza, spesso, di un'inadeguata
nutrizione delle loro madri prima e durante la gravidanza.
Nonostante questo, circa il 60 per cento di chi soffre la fame cronica, nel mondo, è donna. Ciò è dovuto al fatto che spesso le donne non hanno pari accesso alle risorse, all'istruzione e alla creazione di reddito, oltre ad avere un ruolo minore nei processi decisionali.
La
Sfida Fame Zero offre la visione di un mondo libero dalla fame,
dove è possibile andare incontro alla crescente domanda di
cibo e allo stesso tempo affrontare le nuove sfide ambientali. Questi
obiettivi possono essere raggiunti nell'arco delle nostre vite solo se
i governi, la società civile, i produttori, gli agricoltori
e i consumatori si uniscono e lavorano insieme per un mondo sostenibile
nel quale le risorse siano accessibili da tutti e siano usate
efficientemente in ogni fase, dai campi alla tavola.
La
Sfida Fame Zero consiste di cinque obiettivi.
Un’attenzione
particolare dovrà essere posta sui temi del ruolo
delle donne e della parità di genere.
Obiettivo
1
.. Zero
bambini con deficit di sviluppo sotto i due anni.
Un
bambino su quattro,
complessivamente 165
milioni,
soffre
di malnutrizione cronica o di deficit di sviluppo.
Un’alimentazione corretta dal punto di vista nutrizionale nei
primi mille giorni
di vita del bambino è di cruciale importanza per il suo
corretto sviluppo e per evitare conseguenze sulle sue
capacità fisiche, immunitarie e mentali, bisogna garantire
alle madri e ai bambini accesso a del cibo nutriente.
È
indispensabile inoltre fornire assistenza medica, acqua pulita, igiene,
istruzione e interventi nutrizionali specifici, insieme a iniziative
che assicurino alle donne il pieno controllo sulla loro vita e su
quella dei loro figli.
Obiettivo
2
.. 100%
accesso a cibo adeguato, sempre.
Il primo degli otto Obiettivi del Millennio puntava a dimezzare (entro
il 2015)
la percentuale di popolazione che soffre la fame. Sono
stati fatti molti progressi verso questo traguardo,
ma il numero
di persone "denutrite"
è ancora troppo alto.
Per
raggiungere l’obiettivo
"Fame Zero" bisogna garantire accesso a del cibo
adeguato e nutriente a tutte le persone, sempre, attraverso la
promozione di un’agricoltura e di sistemi alimentari che
forniscano tutti i nutrienti necessari. È inoltre importante
stabilire corrette politiche di commercializzazione del cibo, garantire
condizioni di lavoro adeguate e produttive, assistenza sociale e
alimentare in casi specifici, aumento del cibo prodotto da agricoltori
locali grazie a mercati aperti, equi e ben funzionanti e a politiche
commerciali a livello locale, regionale e internazionale che evitino
un’eccessiva volatilità dei prezzi delle derrate
alimentari.
Obiettivo
3 .. Tutti i
sistemi alimentari sono sostenibili. Un sistema alimentare
è costituito dall'ambiente, dalle persone, dalle istituzioni
e dai processi con cui le derrate agricole vengono prodotte,
trasformate e portate ai consumatori. Ogni elemento del sistema
alimentare produce un effetto sull'accessibilità e sulla
disponibilità finale
dei vari alimenti nutrienti e, quindi, sulla possibilità per
i consumatori di adottare diete sane.
Per garantire accesso a del
cibo sicuro e nutriente senza compromettere i bisogni delle generazioni
future bisogna far sì che gli agricoltori, le industrie
agroalimentari, le cooperative, i sindacati e la società
civile adottino degli standard di sostenibilità. Bisogna incoraggiare la
scelta di pratiche agricole che siano sostenibili e resistenti al cambiamento
climatico. Bisogna raggiungere una coerenza nelle politiche trasversali
(utilizzo
del suolo, energia, acqua e clima) e
garantire
una gestione responsabile della terra, dei territori di pesca
e delle foreste.
Obiettivo
4 .. 100%
aumento della produttività e del reddito dei piccoli
agricoltori. Nel
mondo ci sono 2,5 miliardi di piccolo agricoltori che producono oltre
l’80% del cibo consumato nei paesi in via di sviluppo.
La sussistenza
di più di 1,2 miliardi di persone che
vivono con meno di 1,25 dollari al giorno dipende
dall'agricoltura.
Supportare i
piccoli agricoltori produrrebbe effetti sia sulla povertà
che sulla sicurezza alimentare. Gli investimenti in agricoltura sono
cinque volte più efficaci nella riduzione della
povertà che gli investimenti in ogni altro settore. Bisogna
per questo incoraggiare misure per garantire un lavoro dignitoso e per
aumentare il reddito dei piccoli proprietari terrieri.
Favorire
l'autodeterminazione e il processo di crescita delle donne,
dei piccoli agricoltori, dei pescatori, dei pastori, dei giovani, delle
organizzazioni di agricoltori, delle popolazioni indigene e delle loro
comunità.
È
inoltre necessario migliorare la gestione dei terreni agricoli,
l’accesso ai mezzi di produzione e alle risorse naturali,
facendo in modo che tutti gli investimenti in agricoltura siano fatti
in maniera responsabile e verificabile e sviluppare indicatori
multidimensionali per valutare la capacità di
riorganizzazione sociale e il benessere delle persone.
Obiettivo
5
.. Zero
perdite o sprechi di cibo.
Un
terzo di tutta la produzione di cibo, pari a 1,3 miliardi di
tonnellate, va sprecata o persa.
Nei
paesi in via di sviluppo i parassiti, inadeguate strutture di
immagazzinamento e cicli degli approvvigionamenti inefficienti sono le
maggiori cause delle perdite di cibo. Nei paesi sviluppatisi butta cibo nelle
case, nei supermercati e nel settore della ristorazione.
Tutto questo oltre a causare un gran spreco di cibo porta al rilascio
di significanti quantità di gas serra.
Per centrare
questo obiettivo bisogna ridurre al minimo le perdite durante
l’immagazzinamento ed il trasporto e allo stesso tempo
ridurre lo spreco di cibo nella grande distribuzione e da parte dei
singoli consumatori. È necessario allo stesso tempo
responsabilizzare la scelta dei consumatori attraverso
un’adeguata etichettatura.
"Empowerment"
delle donne e parità di genere.
Nonostante, in tutto il mondo, le donne rivestano un ruolo chiave nelle
attività agricole, di allevamento e di pesca, molte di
esse non hanno, rispetto agli uomini, eguale accesso alla terra, ai
servizi finanziari, all'istruzione, alla formazione, ai mercati, alle
tecnologie e non possono prendere parte ai processi decisionali.
Favorire
l’empowerment delle donne e la
parità di genere è fondamentale per vincere la
sfida "Fame Zero". Se le donne avessero
parità d’accesso alle risorse produttive e agli
investimenti e le stesse opportunità degli uomini, la
produttività e il reddito familiare aumenterebbero
significativamente così come la nutrizione e la salute
di tutta la
famiglia. I dati dimostrano che migliorare l’istruzione e il
loro benessere generale può avere effetti molto positivi
sulla loro condizione nutritiva e su quella dei loro bambini.
Africa
e il fenomeno del "Land Grabbing".
Grave
nel continente africano il problema dello sfruttamento intensivo delle
risorse agro-alimentari con l'accaparramento di terre
(Land Grabbing) da parte
di multinazionali straniere, lo sfruttamento e la
distruzione di foreste. Un processo in atto dagli anni '80
che ha provocato e provoca gravi violazioni dei diritti umani
ai danni delle popolazioni locali, come il mancato
accesso al cibo e all'acqua potabile,
e lo
spostamento forzato di intere comunità in zone
più disagiate.
Due
terzi dei terreni e delle risorse naturali "accaparrati" in questi
ultimi anni, si trovano in Africae più in
particolare nell'Africa Sub Sahariana. Immensi territori,
sottratti spesso con la forza, destinati alla piccola agricoltura
locale e all'allevamento, sono ora sottoposti alla produzione di mais,
olio di palma, cotone e altre colture intensive destinate alla
trasformazione industriale.
Questa
pratica impedisce a milioni di persone il sostentamento familiare
tradizionale che prima era basato sulla piccola produzione agricola,
l'allevamento e la pesca.
Tutto
questo succede nel continente della fame,
che importa generi alimentari a caro prezzo, l’unico in cui
denutrizione e malnutrizione continuano ad aumentare, come documentano
ogni anno i rapporti della FAO e di altri istituti internazionali di
ricerca.
La
nostra speranza
è che i buoni propositi che vengono espressi nella "Carta di Milano", del tema stesso
di Expo 2015 "Nutrire il Pianeta",
e che i cinque
punti appena descritti della sfida "Uniti per un
mondo sostenibile" che le Nazioni Unite stesse hanno come
obiettivo per i prossimi anni siano
davvero un faro per chi avrà la responsabilità di
guidare il mondo verso l'obiettivo "Fame Zero".
Da
parte nostra noi diciamo basta a
"Risorse
per pochi e briciole per troppi"