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Burkina Faso, la rivincita della felicità

Burkina Faso, la rivincita della felicità

Quello che accade in Burkina Faso ha un valore davvero straordinario. Il paese più povero del mondo, il paese condannato alla miseria, solleva la testa e manda a casa il manipolo di farabutti prezzolati ed assassini che si sono prestati per quasi tre decenni ad essere gli esecutori di un feroce neocolonialismo.


Il tiranno Blaise Compaoré, l'uomo della Francia e degli Stati Uniti, il destabilizzatore per conto terzi di un largo pe
zzo d'Africa, è fuggito. Pensate, pochi anni fa i suoi potenti amici volevano insignirlo perfino del Nobel per la pace. Un premio al più fedele dei loro uomini in zona.

  • Un premio a chi aiutò l'agente della CIACharles Taylor (ora condannato per crimini contro l'umanità) a vincere la guerra civile in Liberia e a provocare la guerra dei diamanti insanguinati in Sierra Leone.
  • Un premio all'uomo delle mille manovre per tenere i giacimenti di uranio e di materie prime rare nelle mani delle compagnie e dei governi occidentali.
  • Un premio a chi ha sostenuto i violenti cambi di potere in Mali e Costa d'Avorio.
  • Un premio a colui che uccise Thomas Sankara.

Ecco chi è Blaise Campaoré .. Che orrore. L'uomo che per 27 anni ha spento il sorriso del suo popolo.


Anche l'Italia, con Monti (ex primo ministro) e Riccardi (Comunità di Sant'Egidio ed ex ministro degli esteri), chissà perché, lo abbiamo omaggiato. Ospite d'onore alla Conferenza sulla cooperazione italiana. Un lestofante che insieme alla sua famiglia aveva sempre fatto bottino personale degli aiuti, il criminale che aveva ordinato la morte di coraggiosi giornalisti che ne denunciavano i suoi appetiti corruttivi.


Per il Burkina sembra aprirsi una nuova fase. Sembra, visto che i nemici di questa nascente democrazia dal basso sono potentissimi. Gli stessi che la "democrazia", quella addomesticata e fasulla, sono abituati ad esportarla. Io, noi, saremo tutti al fianco della popolazione del Burkina Faso, il paese più povero del mondo.


Spero che il Burkina Faso torni ad essere il paese di Thomas Sankara, il suo giovane, povero e intelligente presidente trucidato proprio da Campaoré ed i suoi. Agli amici e fratelli burkinabé chiedo di esercitare giustizia, di non cadere nella fogna odiosa della vendetta.


Spero che il Burkina torni a essere protagonista della costruzione di un'Africa diversa, capace di risolvere in autonomia i suoi problemi e vantare e condividere le sue ricchezze e la sua bellezza.


Spero che i nuovi governanti siano "poveri" e trasparenti come Sankara. E che anche per loro, come fu per lui, e com'è per noi, si veda con chiarezza l'infamia del governo occulto dei poteri finanziari e la si combatta.


Spero che la felicità, per tutti, torni ad essere l'unica importante missione di chi governerà questo angolo di mondo ai confini del deserto.


Spero (e chiedo) che finalmente si faccia giustizia e verità su quel piccolo grande uomo che ci incantò allora e continua a farlo ancora oggi con le sue idee e la sua straordinaria testimonianza di vita.


Thomas SankaraThomas Sankara

Thomas Sankara vive ancora nel cuore degli africani onesti, dei poveri, degli affamati di giustizia, e di tutti gli africani buoni. Thomas Sankara vive ancora in chi dice basta allo sfruttamento dell'Africa.


Sono decisamente stanca di anniversari. Hanno una loro ragione di essere, ma rischiano di risolversi in mute celebrazioni. Rischiano, cioè, di non produrre altro effetto che un ricordo. Quasi mai azione conseguente. Nel caso di Thomas Sankara, questo è vero, e ricordarlo è già rivoluzionario. Rompe il silenzio nel quale i suoi assassini hanno voluto sigillare la sua vita. Questa vita, però, pretende molto più da noi di un semplice ricordo.


Perché è stato assassinato Thomas Sankara? Ecco quali erano le sue idee di fondo e perché erano tanto pericolose da provocarne non solo la morte ma anche un vero e proprio annientamento della sua esistenza.


La felicità, la cooperazione, il primato delle donne, il rifiuto di ogni servitù.


Il giovanissimo presidente del poverissimo Burkina Faso pretendeva, e operava conseguentemente a partire dalla sua stessa vita privata vissuta in grande semplicità, che la politica fosse servizio alla gente, costruzione di felicità collettiva. Una politica non fastosa, non costosa, umilmente al servizio. Che altro mai potrebbe essere la politica se non questo.


Il mondo si dilania intorno al controllo delle sue risorse. Energia e acqua, terra e minerali rari. Tutto patrimonio di un unico mondo. Tutto risorsa dell’uomo ad ogni latitudine. Tutto oggi terreno di conflitti sanguinosi per le brame di potere di pochi circoli. Sempre pochissimi circoli si contendono il primato della produzione alimentare e di quella energetica.


La produzione crescente di fame, guerra e miseria per la maggioranza dell'umanità è sotto gli occhi di tutti. Come è sotto gli occhi di tutti noi la stratosferica menzogna della necessità della competizione tra paesi per costruire serenità e ricchezza. Con questo sistema di regole che governano il mondo non ci sarà mai più la piena occupazione e la equa divisione delle possibilità.


Il modello di produzione capitalistico ha perso ogni funzione rivoluzionaria. Non c’è più bisogno di piena occupazione per la produzione mondiale. Le macchine risolvono abbondantemente il problema. I poteri dominanti temono questa storica opportunità di liberazione dell’uomo. Chiederebbe l’estinzione di ogni logica di profitto. Affermerebbe la necessità di un ribaltamento epocale delle nostre società. Porrebbe al centro l’uomo e non i pacchetti azionari. Ed allora ci vendono l'illusione della competitività con il solo risultato che lavoro e ricchezza migrano in base ai loro interessi, mentre la miseria è per tutti noi.


Già 27 anni fa Thomas Sankara affermava il principio della cooperazione. Affermava cioè il diritto dei popoli ad una gestione comune delle risorse del mondo nella comune costruzione della felicità. Trovava che fosse un non senso competere tra lavoratori di paesi diversi. A vincere erano solo i loro padroni. E quei lavoratori, invece, avevano gli stessi sogni.


È bene dare un nome ai poteri oggi, alle potentissime forze di conservazione mondiale. Questo nome è quello della grande finanza. Quella che ha trasformato il mondo, e le nostre vite, in una immensa e crudele bisca in cui si scommette, spesso barando, sul futuro con l’unica certezza che a perdere saremo solo e sempre noi. Mai loro.


Lo strumento di potere maggiore di questi signori è il debito. Viene usato come un laccio strangolatore. Lento, ma implacabile. Sta rendendo l’intera umanità schiava della finanza mondiale. Lo ha fatto già in Africa e America Latina. Ora ambisce il mondo intero.


Sankara lo aveva denunciato. 27 anni fa. Ed aveva fatto la sua proposta. "Al gioco si vince e si perde. Questa volta, a perdere, siano loro". Si celebrano i morti, Sankara è vivo. La sua attualità è straordinaria. Chiede a tutti noi impegno, produzione di idee e nuova politica. Per costruire l’unica cosa degna dei nostri sforzi e delle nostre ansie. Felicità, un po’ di colorita felicità. Per tutti.

(Maris)

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